Il singolo di questo album ha mosso alcune polemiche in occasione della sua pubblicazione: "Habi" infatti, questo il titolo, è tristemente nota per essersi fatta esplodere in un centro commerciale della Galilea, annullando la propria esistenza e quella di tanti innocenti. Il testo della canzone è scritto in prima persona e rispecchia la mentalità di una giovane Kamikaze, la cui missione in Terra è quella di sacrificare la propria vita e quella di altre persone, convinta ciecamente di "poter avere un altro mondo in cambio dei suoi sogni e della sua bellezza". Habi non ha "domande nè paure in questa certezza" e andrà "sicura incontro al suo destino" ineluttabile di morte "per fede, per rabbia, per fede nella rabbia".

Il brano di Grazia Di Michele è crudo, sia nelle parole che nella musica, un rock energico raro nel suo repertorio, non lascia spiragli di speranza e racconta una realtà geograficamente molto vicina a noi davanti a cui non si può chiudere gli occhi. La scelta suicida-omicida si può comprendere solo razionalmente e questo prova a fare la cantautrice, data l'incapacità nostra anche della più infinitesimale empatia e l'impatto emotivo forte che un avvenimento del genere può generare in noi. Sicuramente una canzone coraggiosa, che fa da apripista al suo più recente album, "Respiro", incentrato soprattutto sui sentimenti e sulla voglia di raccontare frammenti di vita.

Il secondo brano, "Cammineremo sulle acque", introduce il tema della morte (e allora si potrebbe pensare che non se ne avrà scampo per tutto l'album da questo argomento), ma lo fa in maniera velata e attraverso una musica rarefatta, quasi celestiale: "se un filo d'erba è legato alla terra e non si spezzerà/ed una piccola fiamma dà vita all'oscurità/io non ti lascio andare via" , "se c'è poesia nell'universo poi ritornerà/sulle tue labbra inaridite si disegnerà/dentro un sorriso e torneremo a respirare /sciogliendo questi lacci stretti sopra il cuore/e mano nella mano scopriremo insieme/che non avremo più bisogno di parole/cammineremo sulle acque".

Il terzo brano è una bossanova, "Le donne d'autunno", che porta la firma di Bungaro: sembra la naturale evoluzione de "Le ragazze di Gauguin", un ritratto, una fotografia istantanea che guarda nelle pieghe più nascoste: "paesaggi inviolati/negli occhi di un uomo/da farle passare così come sono/dentro l'amore/le cerchi d'estate /le perdi di inverno...".

"L'ultimo no", il brano successivo, descrive la rassegnazione, il passaggio da una posizione ferma e sicura ad un 'altra che "mi farà volare e mi farà cadere/e maledire il nome che non so/e mi farà cantare e mi farà tacere /in gola l'ultimo no". Incontriamo dopo "La storia di Irene", un po' l'autobiografia di Grazia, impreziosita dalla musica di sapore irlandese, la folgorazione nella scoperta della musica, e le lotte che si sono avvicendate nel corso degli anni: "È la storia di Irene/una ragazza perbene/e di nessuno che la fermò/forse fu un momento il blu del firmamento/e di una voce che la incantò/ Non andare dibidibidandan/troppo grande è il mio dolore/non andare dibidibidandan/stai giocando col mio cuore".

Dopo un brano così giocoso arriva "Emanuele", il tenero ritratto di suo figlio nei ritagli di vita quotidiana; poi "Come mi penserai", un pezzo soffuso di malinconia e nostalgia: "Di tutti questi timori/di tutti questi proponimenti/di queste aurore nel tuo nome/di questi abbracci feriti/di questi stupidi tormenti/ di tutti questi nudi affanni/di queste note evanescenti/Come mi pensi/Come mi penserai". A seguire vi è il duetto del disco: "Volubile", "l'amore che migra quando gli va/da un cuore all'altro senza pietà", cantato con Pietra Montecorvino, ruvida e aspra voce partenopea. "Mutevole come questo cielo/testardo in mezzo ad ogni respiro/questo sempre sulla tua pelle e sulla mia", "E vola vola vola e vola la paloma/ su un cuore che di notte si consuma/e vola vola vola su una pagina bianca/ baciando rime e rime e mai si stanca". È evidente il riferimento nel ritornello al sound tradizionale, alla tradizione popolare italiana, specie quella abruzzese, così come il gioco di parole tra "vola vola vola" e "volubile", parola che in realtà non compare mai nel testo.

Particolarmente intensa è la canzone "Un po' di verità", che si svolge sul contrasto tra le storie passionali e quelle che non sono riuscite a esprimere appunto nemmeno "un po' di verità", ma solo "l'amore che non crede più ai miracoli/che guarda avanti con filosofia/e la saggezza triste di chi più non ha/cuore e anima/l'amore con i suoi rituali inutili/ed i suoi gusci vuoti di parole".
"La coscienza" è il brano ironico dell'album, in cui Grazia è intenta a ricercare le cause di un fallimento amoroso, con i pentimenti che sorgono sempre dopo il "fattaccio". Le strofe sono cantate in modo singultante in stile quasi cabarettistico: "Io dovevo capirlo dai tuoi condizionali/dalla musica che ascoltavi/dalle cose per cui ridevi/dal partito per cui votavi/dai miei attacchi improvvisi di narcolessia".

L'ultima perla è "Amore di passaggio", momento poetico dedicato alle storie che nascono e muoiono in una notte, senza futuro ma dentro cui è concentrato un sentimento puro. Il tema è lo stesso del frainteso brano "Gli amori diversi" che fu al centro di una discussione anni fa per la presunta tematica omosessuale portata a Sanremo, e tra tutte due le canzoni è difficile scegliere quale sia la più bella e emozionante. "Cosa ci faccio qui in mezzo alla tua vita/tra le tue cose tra le tue dita/cosa ci faccio qui senza un po' di sgomento/il cuore mio che batte al tuo stesso tempo. ""Amore di passaggio/amore come un raggio/amore come un raggio dentro di me/Amore di frontiera /amore di una sera/amore senza nome e senza un perchè"

Per giungere alla fine, perchè questo titolo all'album? "Il respiro" è un atto naturale, portare dentro di sè l'aria è come cogliere i silenzi dell'anima e così nascono le canzoni. Questa è più o meno la spiegazione riportata sul booklet del disco. Per "solleticare le corde dell'anima", "Respiro" contiene le musiche più adatte allo scopo.

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