L'Ontario, da dove proviene questa semisconosciuta (almeno dalle nostre parti) band canadese, si lascia immaginare come un luogo che propone dei paesaggi incantevoli: laghi boschi, monti e sperdute highway da percorrere, alla ricerca dell'ispirazione per un disco come questo "Lost Channels". 

Con la loro quarta prova in studio, i Great Lake Swimmers offrono al pubblico una notevole lezione di songwriting. Lo diciamo subito, questo disco non è un capolavoro, ma è senza ombra di dubbio un ottimo disco. Tony Dekker, ovvero il cervello della band canadese, percorre, ormai sicuro di se, i sentieri di un folk senza grandi fronzoli o sperimentazioni, ed è francamente un piacere lasciarsi trasportare da pezzi come "Palmistry" oppure "Pulling on a line". Il suono è ben curato e la produzione fai da te di Dekker e Andy Magoffin è impeccabile. Notevoli le ballate come "Concrete Heart" e "Singer Castle Bells" e la meravigliosa "Unison Falling into Harmony". Il quadro che riescono a costruire, lascia all'ascoltatore l'immagine di paesaggi da "passaggio a Nord - Ovest". Oltre al folk più classico, gli Swimmers, mostrano di aver imparato tanto dalle esperienze musicali di band più propriamente mainstream (ma dal retaggio indie), come i REM. Il passo verso questi ultimi è breve, ed in pezzi come "She Comes to me in Dreams" riconosciamo i REM più intimi. Dekker, oltretutto dimostra di nuotare alla grande nel lago della tradizione musicale Nordamericana. "The Chours in the Underground" mostra l'attaccamento a questa tradizione , sfiorando registri Bluegrass, e mettendo in risalto il violino di Erin Aurich e il banjo tenore di Erik Arnesen. 

Con "Lost Channels", a proposito il titolo indica una particolare area dei grandi laghi dell'Ontario, i Great Lake Swimmers entrano a pieno titolo nel calderone Indie - Folk degli anni 2000, accanto a nomi più blasonati (ma non necessariamente migliori) come Fleet Foxes e Iron & Wine. "Lost Channels" resta un'opera delicata e preziosa, da ascoltare in pomeriggi piovosi, mentre si legge un buon libro sul divano di casa, o magari in auto, percorrendo una strada di montagna. Se cercate un capolavoro di cantautorato vi indirizziamo verso i vari Bob Dylan, Neil Young e Joni Mitchell (per restare in Canada), Buckley (padre e figlio) o magari per restare nel panorama indie, gli American Music Club di "California"; se invece vi basta un buon disco e scoprire un gruppo dall'ottimo potenziale (solo in parte espresso con questo lavoro), allora "Lost Channels" è ciò che fa per voi!!

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