Dopo quattro anni dal loro ultimo, non proprio splendente, album "Warning" i Green dDy tornano con un nuovo lavoro davvero frizzante e ben sopra le aspettative, ormai basse, che si erano create tra i fan della band dopo questo lungo periodo non proprio brillante. L'ultima fatica dei "Giorni verdi" può essere considerata un'opera rock e, a dimostrare ciò, si possono trovare nell'album due canzoni della durata di ben nove minuti, suddivise in cinque "capitoli" ciascuna, che raccontano praticamente una storia. La prima delle due, "Jesus Of Suburbia", è una song davvero notevole e ben realizzata che, nonostante la durata, scivola via liscia e può essere considerata uno dei pezzi migliori dell'intero album. Stesso discorso non può essere fatto per la seconda, "Homecoming", che a tratti diventa noiosa ma che, comunque, arriva alla sufficienza. L'album è poi composto da canzoni abbastanza diverse tra loro ma che comunque hanno lo scopo di criticare il governo americano e, in particolare Bush. L'opener "American idiot" ne è la prova ed è davvero un buon pezzo alla Green Day, semplice e facilmente memorizzabile. Saltando la seconda song, di cui ho gia parlato, arriviamo alla terza "Holiday", anche questa davvero di buonissima fattura e con quel solito stile punk macchiato di pop che caratterizza la seconda ondata punk degli anni novanta nonche lo stile dei Green Day.
Si arriva quindi alla bellissma "Boulevard Of Brocken Dreams", pezzo rock lento e con un ottimo ritornello, per poi passare purtroppo alla mediocre "Are We The Waiting", anonima e senza mordente: davvero sotto tono. Giunge poi fortunatamente la velocissima ed eccellente "St Jimmy" che ricorda un po' i Green Day ai tempi di "Dookie" e segue poi "Give Me Novacaine", pezzo non proprio bellissimo ma neanche brutto, e la frizzante "She's A Rebel". La 9 e la 10, rispettivamente "Extraordinary girl" e "Letterbomb", sono altri due ottimi pezzi, godibili e da apprezzare appieno. Come da tradizione è poi presente la solita ballad, ed eccola quindi spuntare con il titolo "Wake Me Up When September Ends" che, sebbene si presenti con un refrain davvero insistito sa essere una delle canzoni più belle e malinconiche dell'intero album. Tralasciando la dodicesima traccia, già precedentemente analizzata, si giunge alla conclusiva "Whatshername", pezzo molto valido che chiude in bellezza l'album.
In conclusione si può sicuramente dire che questo sia un ottimo album sebbene potrebbe non andare giù agli ascoltatori più esigenti, che magari avrebbero preferito un lavoro meno "commerciale". I green day però ora sono così e in un certo verso è forse anche un bene visto che, accendendo la televisione sui noti canali di musica ci potrà capitare di ascoltare qualche bel pezzo punkrock, anche se commerciale, e non la solita merd@ targata Marco masini o Lee Ryan! Prendere o lasciare.
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