Mi sono preso qualche mese di riflessione per recensire l'ultimo live dei Green Day, «Awesome As Fuck».
Tempo assolutamente necessario per giungere ad una conclusione, in realtà non farina del mio sacco ma di quello del buon Ferretti ai tempi dei CCCP ... e la conclusione è che «Le insegne luminose attirano gli allocchi».
Allora, mi sono detto, visto che una recensione dei Green Day riceve non meno di 2.000 visite e decinaia e decinaia di commenti, perché non approfittarne per segnalare sotto mentite spoglie il gruppo cui devono praticamente tutto, magari facendolo conoscere a chi non ha la più pallida idea della sua esistenza?
E, quindi, mi limito a due considerazioni.
La prima è un invito, a chi è capitato in questa pagina perché attratto dai Green Day: se ancora non lo hai fatto, cospargiti il capo di cenere e vai a comprarti «Singles Going Steady» dei Buzzcocks, la Bibbia (o Corano o Tanàkh o quello che preferisci, secondo il tuo credo) del punk pop, più ancora dei primi tre album dei Ramones (e non sai quanto mi costa doverlo ammettere).
La seconda è un dubbio, se Billie Joe Armstrong, una volta diventato miliardario, abbia almeno acceso un cero come segno di perenne devozione a Steve Diggle, Howard Devoto e Pete Shelley.
Finish.
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