Nella pletora di recensioni inserite sui Green Day, mi pare manchi all'appello "Insomniac", pertanto mi propongo, con il presente contributo, di completarne la discografia.

La recensione di quest'album nasce con una premessa: i Green Day o piacciono o non piacciono. Per i puristi, essi rappresentano l'odiosa componente commerciale che si vende, tradendo l'originario spirito punk, appunto. Rappresentano altresì quella parte del punk scanzonato e demente, che non si prende mai troppo sul serio e che troverà, nel prosieguo, parecchi emuli.
Per i (le) fan dell'ultima generazione, invece, il termine punk si sostanzia nell'emblematica espressione "quanto è figo Billie...". Infine, per quei fan adolescenti a metà anni novanta, i Green Day rappresentano un ricordo associato ad un inverno agitato, a quelle assemblee scolastiche autogestite in cui si sobillava l'occupazione, o ad un mesto ritorno a casa con un quattro in matematica, oppure ancora alla razzista distinzione tra chi in classe ascoltava hit mania dance...
Insomma, la loro musica poteva anche essere una delle finestre da cui si affacciava chi stava per scoprire gli idealismi, le amarezze e le incomprese agitazioni adolescenziali. L'album viene licenziato nel 1995 e contiene 14 tracce di un punk-rock facilmente orecchiabile, con un impatto forse leggermente più ostico rispetto a "Dookie" dell'anno precedente.

Già dalla copertina più impegnata s'intuisce la direzione di questo 'Insomniac', il cui titolo nasce dalla recente paternità del frontman. Anche i testi si fanno più interessanti ed hanno spesso come oggetto una forte autocritica personale. Si parte con "Armatage Shanks" che è un pò il manifesto programmatico dell'intero lavoro, in cui Billie Joe canta il suo essere alieno, avendo perfezionato la scienza dell'idiota; il ritmo non scende e si passa a "Brat" per poi arrivare velocemente a "Stuck With Me", altra canzone tra le più rappresentative assieme a "Geek Stink Breath". "86" è una canzone dal sapore malinconico con un testo che parla di chi cerca delle risposte ma non è più né il tempo né il luogo. Il ritmo è sempre incalzante quando si giunge a "Panic Song", davvero incisiva, con un interessante introduzione strumentale di circa un minuto.

Insomma, le canzoni di questo 'Insomniac' sono tutte gradevoli anche se poi si assomigliano un pò; magari non tutte resistono all'usura del tempo ed è forse per questo che di quest'album non se ne parla poi molto, sebbene a mio parere sia migliore, per certi aspetti, di "Dookie".

Un album che consiglio ai giovincelli che a settembre riprenderanno la routine scolastica; per i più grandi, beh, il tempo passa per tutti e una volta che l'hai ascoltato e vissuto nei tuoi 17 anni, basta e avanza... "there's no return from 86..."

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