Dopo appena un anno dal disco d’esordio, il trio californiano capitanato dal ventenne chitarrista Billie Joe Armstrong torna a far parlare di sé con un secondo album dal titolo piuttosto enigmatico. “Kerplunk” non ha infatti alcun significato nella lingua inglese e molti fan a buon diritto si sono domandati cosa questa misteriosa parola potesse significare.

A svelarci l’arcano è lo stesso frontman della band, che in un’intervista dichiara di essersi ispirato al suono onomatopeico che ognuno di noi produce comunemente recandosi alla toilette.

Si tratta di un album piuttosto piacevole, con melodie orecchiabili ma tuttavia energiche e vitali. Ad aprire una carellata di ben 16 canzoni è la frizzante “2,000 Light Years Away”, che mantiene una certa dolcezza nel testo pur catturando l’ascoltatore con un ritmo vivace. La traccia numero 3, “Welcome to Paradise” è la prima versione del brano che sarà nuovamente pubblicato nell’album successivo “Dookie” e diventerò il primo singolo del gruppo. “Christie Road” si ispira al luogo che Billie Joe e compagni frequentavano da adolescenti ed è legata al desiderio naturale di passare un po’ di tempo soli con sé stessi.
Il sesto brano, ”Dominated Love Slave”, può rappresentare il biglietto da visita del neo batterista Trè Cool, autore della canzone: un componimento divertente e ironico in stile country-folk, cantato dal nuovo membro del gruppo; “80” è un’altra dolce canzone che Armstrong dedicata alla moglie Adrienne (il cui soprannome ricorda la pronuncia del numero in inglese).

Un brano molto piacevole è “Who Wrote Holden Caulfield”, che parla del personaggio di un libro di Salinger molto amato dal chitarrista e in cui egli si identifica. L’album si chiude con la cover di “My Generation” degli Who, che non ha davvero nulla da invidiare all’originale e ne mantiene l’essenza senza stravolgimenti troppo arditi.

Nel complesso è un ottimo album: le tracce scorrono senza annoiare regalando ogni volta momenti piacevoli.

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