Alla fine degli Anni '80 la California assomiglia sempre di più alla Londra di dieci anni prima, con tensioni politiche e culturali acuite dalla contrapposizione tra le idee reazionarie portate avanti dall'amministrazione Reagan e l'innata attitudine ribelle della gioventù californiana, da sempre la più aperta d'America. In questo effervescente clima nascono alcune tra le band più importanti e significative dell'intero decennio, e non solo, quali Operation Ivy, Bad Religion e NOFX a loro volta ispirate dalla forza di Black Flag, Ramones e Social Distortion.

Come in ogni scena musicale più o meno underground, anche qui un gruppo di amici poco più che sedicenni, scampati al riformatorio e "sopravvissuti" ad un'infanzia poco felice, mette insieme una band, gli "Sweet Children" poi "Green Day", che dopo un valzer di batteristi trova la line-up ideale con Billie Joe Armstrong (voce e chitarra), Mike Dirnt (basso e cori) e Trée Cool (batteria) pubblicando vari ep e poi l'lp "Kerplunk!" ed ottenendo un successo di vendite, oltre centomila copie (in ambito underground pari ad una cifra almeno venti volte superiore) poi salite ad oltre un milione, che fece vivere di rendita la Lookout! Records e garantì loro un megacontratto con la Warner Bros. Accasatisi con la major pubblicarono "Dookie", il loro lavoro migliore che fece deflagrare quella che sarà chiamata "scena revival punk" proiettando nelle classifiche di mezzo mondo gruppi validi (come i Rancid) e molto, ma molto, ma molto meno validi come Offspring, Lagwagon, Ataris, Millencolin...

Dopo altri tre album altalenanti ed un immancabile "greatest hits" (che guarda caso non comprende alcuna traccia tra quelle pubblicate su Lookout!), in un momento storico nel quale fanno capolino operazioni commerciali come Avril Lavigne e Sum 41, la band è sull'orlo dell'implosione, le richieste della casa discografica sono asfissianti e Billie Joe, paroliere pressoché unico nel gruppo, attraversa una fase di blocco creativo che non accenna a passare. Ecco allora che la soluzione si presenta con la pubblicazione di questa antologia di b-sides, cover e rarità. "Shenanigans" non rappresenta, dunque, un nuovo album, per il quale i fan dovranno aspettare il 2004, ma si tratta di una mossa strategica della band per allentare le pressioni seguite alle scarse (500.000 copie...) vendite di "Warning!" e dunque per questo va valutato.

Non ci sono pezzi indimenticabili, anzi, abbondano i pezzi dimenticabili, ma alcune piccole perle ci vengono comunque regalate, su tutte le splendide cover di "Outsider" dei Ramones resa con grande partecipazione e passione, e "Tired Of Waiting For You" dei Kinks, da sempre ammirati da Billie Joe e qui omaggiati con una versione sorprendentemente fedele all'originale. Le cover si completano con "I Want To Be On T.V" dei Fang, gruppo hardcore californiano. Tra i testi accreditati a Mike Dirnt trovano posto una non trascendentale "Scumbag", pezzo punk-rock piuttosto dozzinale e prevedibile, oltre ad una divertente "Ha Ha You're Dead", sorprendentemente trascinante ed orecchiabile per essere uno scarto. "Suffocate" regala momenti di buona velocità, ma è priva dell'animo ribelle e spigliato di altre composizioni della band californiana, così come poco azzeccati sono i momenti acustici od elettroacustici di "Rotting" ed "On The Wagon". "Don'T Wanna Fall In Love", Sick Of Me" e "Do Da Da" poco aggiungono alla tavolozza che rimane alquanto grigia, non per la sua bruttezza, quanto per la sua ripetitività e mancanza di originalità. Una parola di elogio, invece, merita "Espionage", gradevole strumentale che dà un idea di come sarebbero dovute essere le colonne sonore di James Bond secondo i Green Day.

Dopo questa parentesi poco lusinghiera ed uno scarso riscontro di vendite uscirà "American Idiot", fortunatamente migliore di molti altri lavori della band, ma con quella patina di mainstream che, purtroppo, ci fa pensare che l'animo ribelle e l'integrità artistica dei primi anni di carriera si siano persi per strada... Purtroppo...

Carico i commenti...  con calma