Metto in chiaro sin da subito che per me i Green Day sono morti dall'ormai lontano anno 2000, anno in cui pubblicarono Warning, ultimo album degno del loro nome. Nonostante le continue delusioni, non posso fare a meno di seguirli sperando di riascoltare pezzi in stile anni 90. Ma dal 2000 a oggi solo canzonette vendibili come caramelle. Dopo due album banali e presuntuosi, definiti Opere Rock, arriva UNO!, primo capitolo di una trilogia. Decido, già scettico, di ascoltare.
L'ascolto generale, per un attimo, mi fa tornare in mente Dookie, Nimrod e Warning. Niente di nuovo, per carità, ma a differenza di American Idiot e 21st Century Breakdown non mi viene da definire l'album scadente.
Il disco parte come un'auto che si ingolfa all'accensione, con un pezzo poco adatto come apertura di un album. Il pezzo in questione è "Nuclear Family", pezzo godibile, ma non entusiasmante per un'apertura. Segue la piacevole "Stay the Night" e la moscia "Carpe Diem". Poi arriva il pezzo che fa partire il disco: "Let Yourself Go" è un'esplosione di quel vecchio punk divertito che i Green Day sapevano fare un tempo. Dopo questo piccolo ritorno alle origini, che mi ha quasi provocato la lacrimuccia, mi si raggela il sangue ascoltando "Kill the Dj". Vien voglia di voler chiudere definitivamente con loro. Ma al riascolto la canzone diventa sempre più coinvolgente, e si notano non poco le influenze dei Clash. Si continua con "Fell for You" e "Loss of Control". La prima si presenta come una B-Side di Warning, la seconda più travolgente, ma non troppo. Arriva poi il pezzo inutile: "Troublemaker", che ricopia il riff da "Main Offender" degli Hives. Si prosegue con "Angel Blue", "Sweet 16", "Rusty James", pezzi poco incisivi, ma comunque orecchiabili. Con l'ultimo brano ritorna, ma solo per un attimo, la delusione. "Oh, Love", brano che, per quanto sia di molto fuori le loro corde, si rivela, insieme a "Kill the Dj", tra i più riusciti dell'album, che suona quasi come una ballata Country/Blues. Tecnicamente, iUNO!, pecca nell'ordine dei brani, disposti in maniera poco continuativa, passando da un brano all'altro in modo poco fluido. Lo stesso disordine dei Best Of per intenderci.
In conclusione iUNO! non è un'Opera Rock, ne un capolavoro, ne un lavoro dalle grandi pretese, ma un semplice disco che suona "quasi" come un brutto album dei Green Day di un tempo. Quelli veri, brutti, sporchi e cattivi. E a me, va più che bene.
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