Pubblicato nel 1993, il secondo album da solista del guitar hero della Pennsylvania, porta un cambiamento radicale nello stile e nei generi da lui affrontati; gettando le basi che contraddistingueranno le sue pubblicazioni a seguire e lo renderanno artefice di un sound unico ed originale distinguendolo dagli altri importanti nomi del panorama musicale, l'erede di Allan Holdsworth diventa con "Introspection" fautore di una miscela esplosiva di  rock, jazz, funk e blues che trova la sua maggior forza, oltre che nelle composizioni sempre gradevoli e raramente scontate, soprattutto nelle sue incredibili doti virtuosistiche ed una capacità d'improvvisazione fortemente radicata nel blues.

Onde evitare che il titolo della pubblicazione scelta dal musicista c'inganni, sarebbe meglio considerare il fatto che ogni persona ha il proprio modo di manifestare la propria "introspezione" (ovvero l'analisi di se stessi, dei propri pensieri e sentimenti). Non c'era probabilmente modo più "adrenalinico"da parte del musicista, per manifestare le proprie introspezioni, che pubblicare quest'album dove, ad eccezione di due tracce, il ritmo resta bello alto quasi per tutta la durata dei 41 minuti che lo compongono. La line-up vede la presenza oltre che di Greg Howe alla chitarra e alle tastiere, usate solo in alcune parti per impreziosire le composizioni, anche di un bravissimo Kevin Soffera alla batteria e la presenza di due bassisti dei quali risalta con maggior evidenza un eccellente Alsamad Caldwell grazie non solo al buonissimo uso nelle composizioni della tecnica dello "slap", ma anche allo splendido assolo presente nella traccia "In step", da lui composta insieme ad Howe, dove il bassista sembra voler emulare, con un certo successo, il buon vecchio "Stanley Clarke"; a  mio avviso uno dei brani migliori dove Greg Howe, in questa introspezione, mette in risalto il suo lato più "fusion". Ancor migliore è il "classico" "Junp start", che resta il brano più ispirato dell'album, oltre ad essere uno dei pezzi più significativi di tutta la discografia del chitarrista ne mette in evidenza in maniera più incisiva le sue doti compositive; "Jump start" è infatti un brano splendido dove Greg Howe fa coesistere in maniera sublime i canoni tipici del jazz-fusion e le sonorità e le tecniche della chitarra rock molto vicine a chitarristi come Joe Satriani e Van Halen. Gradevolissimo anche il blues- funk di "Button up" ma ancor migliore è la traccia seguente "Come and get it" leggermente più rock delle citate in precedenza, ma non per questo meno godibile. Finalmente possiamo prendere fiato con il classicheggiante ed acustico solo di chitarra "Desiderata"; qui il musicista sembra volerci dire: "Preferisco farvi saltare, ma sono in grado di suonare splendidamente qualsiasi genere",bella la melodia e il crescendo in velocità nell'arpeggio di Howe. Le sonorità rock-fusion riprendono però in maniera più aggressiva di prima con "No place like home", brano veramente più aggressivo rispetto agli altri dove Soffera da prova delle sue abilita tecniche regalandoci una performance di batteria veramente intricata ed accattivante. "Direct injection" è l'unico brano puramente rock del disco, francamente a mio parere il meno coinvolgente anche sé, il solo di Greg howe è come sempre  fantastico. L'album si conclude con la ballad blues "Pay as you go".

Mi sembra di aver detto tutto, se amate i chitarristi e ancora non conoscete Greg Howe, questo disco fa proprio per voi.

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