Quando ho ascoltato la prima volta "Sound Proof", una scarica di adrenalina è uscita come un torrente in piena dalle casse del mio stereo, violentando le mie orecchie a dosi massicce di rock-metal, jazz, funk e blues, il tutto condito dalla tecnica superlativa, la grande versatilità e fantasia del nostro e da una solida sezione ritmica. Così si presenta l'ottavo lavoro in studio di Greg Howe, chitarrista di grande valore, erede dei maestri degli anni 70-80, Scott Henderson e Allan Holdsworth i quali influenzarono in maniera determinante il percorso stilistico del musicista distaccandolo da un tipo di scuola prettamente metal, che trova il suo simbolo in Yngwie Malmsteen, e contaminando la sua musica di Jazz e fusion. Greg Howe fu richiesto nel corso della sua carriera, specialmente in ambito pop apparendo come solista sul palco nei mega spettacoli di Michael Jackson. Non mancano collaborazioni più impegnative; da ricordare "Tilt" insieme a Richie Kotzen ed "Extraction" insieme a Dennis Chambers e Victor Wooten. Come artista solista si è sempre rivelato musicista interessante, capace di sottomettere la sua grande preparazione tecnica a un discreto-buon gusto compositivo; bisogna difatti ammettere che la sua stella non ha mai brillato per genialità ed originalità (basti pensare come i suoi lavori in studio si somiglino tutti l'uno all'altro), resta però il fatto che, nonostante il chitarrista non abbia mai "azzardato" riproponendo la stessa miscela oramai da 16 anni a questa parte, un suo disco ha sempre avuto i numeri necessari per regalare qualche bella emozione ai suoi ascoltatori.
Non si fa eccezione quindi neanche per questo "Sound Prous", pesanti riff di chitarra conducono a jazzate melodie fusionarie nel durissimo e controverso brano d'apertura "Emergency exit", il breve assolo di batteria anticiperà un disarmante ed impazzito solo di chitarra. La ballad rock "Morning view" si lascia apprezzare oltre che per l'accattivante e leggermente ruffiana melodia, per un pregevole solo acustico; In "Sunset in el paso", splendida ballad jazz accompagnata solo dal pianoforte, l'ironia del destino vuole che Greg Howe, liberatosi dai suoi "panni elettrici" ed imbracciata la chitarra acustica riesca ad essere ancora più convincente ed espressivo; bellissimo brano quindi a mio parere il migliore di questo lavoro. Non che il Greg Howe elettrico ed "ipereattivo" sia poco convincente e il Funk "Child's play" ne è la prova lampante. Da citare anche tra i migliori brani la bellissima "title track", funk fusionaria quanto basta a farci leccare i baffi , con la chitarra Heavy del nostro a cucire una melodia che non farà fatica a ricordarci i primi lavori di Mike Stern. Con "Walkie Talkie" le melodie jazz tornano di nuovo a "litigare" con i pesanti riff metal, ne esce fuori quella che sembrerebbe una animata discussione tra i due generi che si rincorrono tra di loro si alternano in maniera eterogenea e mai fuori luogo.
Non un lavoro geniale o un capolavoro ma comunque un disco, che saprà regalarci dei momenti veramente lieti.
Voto: 3.8
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