"55:12", per chi l'ha conosciuto, è stato un piacevole episodio musicale. Un punto di incontro accessibile ad un pubblico più variegato: Post-Rock sì, ma senza la prolissità dei Godspeed You Black Emperor! (non a tutti piace, purtroppo) né le litanie islandesi dei Sigur Ròs; una sapiente mistura, appunto, di queste due principali correnti, che ha dato vita ad un esordio davvero interessante e piacevole. A tratti toccante.

Sinceramente però, avevo il presentimento di non rivedere mai più, da quel giorno, un nuovo disco dei Gregor Samsa. Sono tante le band che spariscono così, lasciandosi dietro una sola, ma significativa prova musicale. Ma forse, senza accorgermene, fino ad ora avevo sperato che non fosse così: nel mio subconscio non mi devo essere mai rassegnato all'idea che un gruppo con un titolo così azzeccato (per chi non lo sapesse, il nome del protagonista de "La Metamorfosi" di Kafka, uno dei racconti più belli che abbia mai letto) potesse svanire nel nulla. Il loro ritorno mi ha ridato un sollievo non indifferente, perché penso che la scena Post-Rock abbia davvero bisogno di band come queste. Di band che non ricercano a tutti i costi il "nuovo" e la sperimentazione, bensì che hanno capito di che genere si tratti: un genere che commuove, che fa sentire meno soli.

Quindi 2008, "Rest", ultima fatica dei Gregor Samsa. Si presentano con una line-up più numerosa, ma sempre dominata dai tipici strumenti ad arco. La differenza, comunque, si sente. Non che appaia sostanzialmente più ricco del precedente, ma ciò che si nota già dopo due brani è un sensibile spostamento stilistico: altro non è che un punto a favore, poiché le band migliori si riconoscono anche dalla loro capacità di cambiare.

Le atmosfere diventano ancora più delicate, fragilmente sostenute dal pianoforte e dal lieve palpito del basso. "Rest" preannuncia ciò di cui è costituito essenzialmente tutto l'album: distensione, musica eseguita con calma, dilatando i suoni per ridare ad ognuno di essi il proprio valore intrinseco. Essi, pur assumendo alle volte delle pieghe drammatiche, rimangono "pieni" e al tempo stesso essenziali, in una parola: veri.

Ed un altro elemento su cui i Gregor Samsa giocano sapientemente è la voce femminile, qui ancora più presente che nell'esordio; è il loro punto di forza, che sa distinguerli ulteriormente dai gruppi che, abbandonando la componente vocale, lasciano spazio alle pure composizioni sinfoniche - una scelta che non in tutti i casi ha esiti felici.

"Rest" è perciò una svolta, dove la base ritmica va perdendo la sua importanza: niente più brani esasperati, come nella miglior tradizione del genere, bensì emozione, e ancora emozione. E' musica da ricercarsi negli strati sottocutanei, nella parte meno evidente di noi, dove può trovare la giusta collocazione.

I Gregor Samsa hanno davvero compiuto la metamorfosi.

 

Voto: 4,5

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