Freud ci ha speso una vita nello studio meticoloso della mente umana. Ha parlato di conscio, subconscio e inconscio. E' diventato il "filosofo della psicanalisi". Cosa avrebbe detto di Aaron Stampler (Edward Norton)? Come lo avrebbe definito? Doppia personalità? Soggetto a rischio di crisi d'identità? Oppure grande calcolatore? Questo non lo sapremo di certo, ma il thriller diretto da Gregory Hoblit una risposta ce la invia, seppur celata nelle schegge mentali del protagonista...

Il buon Aaron, modellato da una straordianaria prova di Norton (qui al suo primo e vero lungometraggio) è un chirichetto che viene a finire alla luce della ribalta perchè accusato di omicidio dell'arcivescovo della città. Il suo caso verrà preso in considerazione dall'avvocato Martin (Richard Gere) e dalla dottoressa Molly (Frances McDormand). Inizia così un serrato processo, dalla conclusione tutt'altro che scontata.

Un thriller psicologico, diventato ora un genere molto "alla moda" e che ha influenzato i successivi "Session 9" e "L'uomo senza sonno". In "Schegge di paura" lo spettatore non ha mai la certezza di ciò che vede, perchè tutto il film nasconde e apre verità ad ogni minuto grazie ad un sapiente ritmo che purtroppo si perde con l'avanzare della pellicola, per terminare nelle sequenze finali all'interno del tribunale. Proprio il tribunale e il carcere sono le due location madri del film ma come ci dice l'avvocato Martin con l'espressione "se volete giustizia andate in un bordello, se volete farvi fottere andate in tribunale" neanche l'aula è un luogo sicuro, così come non lo è il carcere...

Ma l'avvocato difensore (a dir la verità Gere non da proprio il meglio di se) è un idealista, crede fino in fondo alla "verità" che gli suggerisce il suo assistito. Ma videocassette porno, Aaron e Roy... e la timidezza che scompare dal chirichetto sono elementi che farebbero pensare anche il più credulone degli avvocati. Tutto è quindi in bilico. Niente è al suo posto, sia nella mente di Martin sia in quella tormentata e complessata di Aaron.

L'inevitabile viene evitato e tutto scorre liscio.. o quasi vista la rivelazione finale, che distrugge completamente le certezze dell'avvocato.

La sceneggiatura, ripresa dal romanzo dello statunitense William Diehl, intitolato "Primal Fear", ben si adatta alla pellicola ma a volte tocca toni ridondanti soprattutto nelle aule del processo. "Schegge di paura" ha però il pregio di essere concatenato in multiple vicende, quasi volesse ricalcare il personaggio di Aaron. Inoltre la straordinaria prova dell'esordiente Norton (candidato per la sua prima interpretazione sul grande schermo all'oscar come miglior attore non protagonista) garantisce all'opera di Hoblit un personaggio come non si vedeva da tempo. Quello che però intriga maggiormente è l'assoluta incertezza dello spettatore davanti alle mutevoli inclinazioni psicologiche di Aaron che risulta il vero perno dell'intero lungometraggio.

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