Album di maturazione per i giovani Greta Van Fleet che anche grazie all'utilizzo dell'organo Hammond e di un' orchestra ridotta, riescono a raggiungere l' obiettivo che si erano prefissati: quello di pubblicare un nuovo disco elaborato, raffinato e dalle atmosfere evocative più epiche ed oscure del predecessore. Un album che pur restando nel recinto dell'hard rock, assorbe a più riprese contaminazioni di matrice prog e psichedelica.

Già dal titolo traspare l' epicita e la pomposità che pervade questo lavoro discografico sicuramente importante e sorprendente. "The Battle at the Garden's Gate" oltre che dal punto di vista musicale, risulta ambizioso e ricercato anche sotto l'aspetto concettuale. Traendo ispirazioni filosofiche, bibliche e di vita quotidiana, il disco esplora l'esperienza umana e narra di come la religione, la tecnologia e la guerra riescano ad ifluenzarla. "The Battle at the Garden's Gate" rappresenta una metaforica "battaglia" per preservare la bellezza e l'essenza dell' umanita. La band stessa puntualizza: "ciò che sta fuori dai cancelli del titolo sono tutte le cose sgradevoli che possono distruggere l'umanità. Ciò che invece sta dentro è la perfezione teorica, il giardino dell'eden" .

"Heath Above'' apre il disco con un meraviglioso intro di organo Hammond B3 a creare un'atmosfera sognante che pervade l'intera traccia.

"My Way, Soon" è il singolo di punta che ha raggiunto il primo posto della classifica "Billboard Mainstream Rock". È l'unica traccia che esula completamente dallo stile del disco, sia dal punto di vista del sound che del testo. Rappresenta il brano più disimpegnato del disco.

"Broken Bells" riporta subito l'album su binari piú ricercati con i suoi quasi 6 minuti di durata. Il brano è rilassato e sa creare un'atmosfera molto distesa, ma nel finale esplode improvvisamente con uno spettacolare assolo di chitarra elettrica.

"Built by Nation" è un buon pezzo (sicuramente non il più interesssnte del lotto) ma che avrebbe potuto far parte tranquillamente del precedente disco della band, senza aggiungere molto di nuovo alla loro discografia.

"Tears of Rain" è un pezzo molto toccante che raggiunge il suo apice nel finale con alte punte di emozionalità.

Age of machine" (6.53 minuti) è il primo brano del disco ad essere prepotentemente influenzato da ispirazioni di stampo prog rock! L' ossessivo riff chitarristico che domina il brano, rievoca concettualmente il ridondante suono d'organo dei Marillion nella canzone "She Chamaleon". Sicuramente uno dei pezzi più strutturati e rilevanti del nuovo disco dei Greta Van Fleet! Dal vivo farà la gioia dei fans!

"Stardust Chords" è una piccola perla dell'album. Intro dalle sonorità epiche, strofe con ritmo trascinante (da saltellamento sul posto) ed un ritornello che funziona alla grande! Sul bellissimo finale, quando Josh Kiszka canta a gran voce: "woah, It has been said...yeah, make up your bed" , sembrano riemergere per un momento i cori carichi di emozionalità dei Reo Speedwagon!

"Light My Love" è il pezzo debole della tracklist. Blanda e fin troppo mielosa.

​"Caravel" si fa apprezzare senza infamia e senza lode. Un buon brano ma di certo non il migliore del disco. Da sottolineare gli "wooooo" in falsetto che sembrano mimare il soffio del vento durante la traversata in mare della caravella protagonista del brano. Caratteristico!

"The Barbarians" è uno dei capolavori dell' album! Il pezzo in questione sembra uscire fuori da una folle commistione tra Jimy Hendrix e il rock progressivo! Stop and go, cambi d'atmosfera, schitarrate psichedeliche, cori, tastiere dai suoni "goblin" e la minimale orchestra tendono a creare insieme un pathos incredibile! Il ritmo delle strofe è cadenzato e imponente. Il ritornello graffiante ed estremamente accattivante, ed il testo è epico ed evocativo. CAPOLAVORO ASSOLUTO DELL' ALBUM (se non fosse per l'ultima traccia che fa storia a sé...)

"Trip the Light Fantastic" ha l'anima radiofonica di un brano psichedelico. Orecchiabile ma assolutamente non banale. Nel testo viene ripetuto come un mantra il nome della divinità "Rama" che dona caratterizzazione al pezzo!

"THE WEIGHT OF DREAMS" (8.52 minuti) è l'apice incontrastato del disco! Una mini-suite in cui le contaminazioni prog rock dei più maturi Greta Van Fleet prendono definitivamente la scena! La composizione è divisa essenzialmente in due parti. L'intro è affidato ad un meraviglioso arpeggio sovrapposto di chitarra acustica ed elettrica che dopo il primo minuto lascia lo spazio al primo giro di strofe. Al termine del primo graffiante ritornello, il ritmo di interrompe lasciando il campo ad un meraviglioso ponte chitarristico che riporta ad un secondo giro di strofe ed un secondo ritornello, al termine del quale giungiamo a metà brano. Da qui in poi sarà tutta una lunga coda strumentale! Una rullata di batteria ed un urlo lancinante del vocalist preannunciano una cavalcata psichedelica in cui la fa da assoluta padrona la chitarra elettrica di Jake Kiszka che si avventura in un assolo di 3 minuti e mezzo! Al termine del quale una dolcissima chitarra acustica riprende le melodie dell' arpeggio ad inizio brano, chiudendo così il cerchio e formando la più classica delle strutture circolari in piena tradizione progressive rock!

Disco impegnato, suggestivo, audace, ambizioso e variegato! Da ascoltare senza alcun dubbio. Complimenti Greta Van Fleet!

Carico i commenti...  con calma