Arrivati al 2007 ricchi (con 4 stupendi album alle spalle e un best of) famosi (live e dj sets in giro per il mondo) e felici, i Groove Armada si interrogano su quale possa essere il futuro della musica elettronica, in una scena dominata dalla techno più minimale o dall'house da classifica adatta a far ballare solo qualche povero imbecille.
Le risposte alle loro domande diventano così 15 tracce (17 nella versione con bonus track) dal sapore e gusto eterogeneo, ognuna con una sua idea di fondo che non viene ripetuta ossessivamente ma altresì il duo ne amplifica la forza espressiva con una scelta accurata di ritmi mai banali (si nota una certa passione per il breakbeat d'annata ed il caro vecchio big beat), pads interattivi, leads utilizzati come pistole per la felicità dei fanatici dell'elettronica. Ma, trovandoci anni luce dal minimalismo, il fatto che ogni traccia venga spalmata con vocals, strings, chitarre, fiati e chi più ne ha più ne metta, avvicina i fan e gli ascoltatori novelli ad un mondo tutto nuovo fatto di feste, colore, allegria, sesso, amicizia, bevute infinite e after a casa di sconosciuti ben descritto sin dalla copertina dell'album (curata dal gran maestro della pixel art eBoy)... Peccato che il mondo vero non sia così!
I Groove Armada hanno in passato creato le linee guida di generi come l'house e il chill-out (nome abbastanza odioso) sempre con stile e signorilità e, come ogni lavoro del duo, anche qui sono ben distinti due filoni principali: Uptempo e Downtempo che però non s'uniscono mai in una singola traccia sotto forma di fusion ma rimangono a sè stanti e corrono paralleli in sensi opposti.
L'intro dell'album non è altro che un simpatica mendacità per far calare la pressione che sembra poi far scoppiare le tempie nella canzone successiva: il singolaccio "Get Down" non lascia scampo con le sue trombette ma soprattutto con un giro di basso killer, infatti Andy e Tom sembrano scoppiare dalle risate mentre ti scateni sul dancefloor come un forsennato saltando con le mani in aria pensando a tanti conigli bianchi che invadono i tuoi pensieri (ndr. il video). Tra le varie tracce più incisive e ballabili oltre al singolo d'apertura ricordiamo "The Things That We Could Share" (house un po' troppo forzata), "Save My Soul", "The Girls Say", "Lightsonic" e "Drop That Thing" (che incorporano al loro interno ritmi electro vissuti come un revival). Degne di nota sono anche "Love Sweet Sound", dal groove spettacolare con un vocal di stampo soul, e "Song For Mutya (Out Of Control)", quasi un inno allo svarione e alla felicità con la voce appunto di Mutya delle Sugarbabes (!!!!).
Rimane a questo punto la parte più "tranquilla" che regala personalità all'album snodandosi tra il funk di "See What You Get", il lounge di "Paris" e la ballata "From The Rooftops". Appare poi la title track "Soundboy Rock", a rappresentare un'interessante divagazione reggae/dub con un'improbabile armonica a bocca, e poi forse il pezzo più introspettivo e colonna portante dell'album "What's Your Version", presente addirittura in duplice copia col reprise finale, che si coccola con la voce calda di Jeb Loy Nichols e un ensemble finale di archi molto ben costruito.
Così i GA hanno partorito un album unique che entra di diritto nella loro discografia come la loro produzione più matura, peccato che son segnati alla Sony/BMG spero infatti che una major non influisca mai le loro idee visto che son così belle e pulite... Scrivo 4 stelline ma il voto reale è 4 e 1/2!
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