La bomba atomica lanciata dai gialli.

Pigliatevi un bel calcio nei coglioni per finire l'anno in bellezza. Brutte facce da cesso con i giubbotti in pelle, cinghia in mano e cicca in bocca, biffa da pistolero al viagra, ecco chi sono i Guitar Wolf.

"Rock'n roll Etiquette" è la solita girandola di insensatezze ad alta velocità volume oltre la sopportazione. Senza fare troppi nomi di canzoni (tutte sullo stesso livello tra tamarrismo da snuff di serie z e scariche di elettricità talmente forti da far ripartire il cuore bicilindrico di qualche supermoto) l'insieme ha un'aria puzzolente e sboccata, perversamente bondage di donne legate a qualche Gibson Les Paul, come un quadro dei Ramones maleducati lasciato a mollo nel whiskey.
Il basso non si sente quasi, la batteria è un set di scatoloni di sushi marcio e la chitarra, mon dieu, quella chitarra è il libro di testo sul quale tutti i giovani aspiranti musicisti dovrebbero studiare.
L'attitudine però ci fa amare questa perla sino a volerne capire gli intimi meccanismi interni: l'attitudine posseduta dal trio a mandorla è quella delle primedonne che mette due dita in culo alle varie bands di aspiranti "sporcaccioni".

In un'intervista ad un noto magazine americano il chitarrista Seji venne chiamato a pronunciarsi sulla attuale presunta onda di ritorno del "brutto sporco e cattivo". La sua risposta fu un sornione ghigno e poi disse qualcosa tipo: la tigre non si riposa. Ecco cosa sono i Guitar Wolf: una setta, una tendenza, sono quel paio di jeans che ti tieni addosso anche quando ti sei cagato addosso perchè al concerto il volume ti piegava lo stomaco.
Le esplosioni di "Murdercocks", "Toilet Face", "Sore Loser" (tra le tante) sono la riprova che anche i giapponesi conoscono la sottile differenza tra il bukkake e la sborrata: il primo è una tradizione, la seconda è una rabbiosa arte affidata ai soli geni.

Dio benedica le sporche chitarre.

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