Il Golem (Der Golem – 1915 -) di Gustav Meyrink uscì a puntate tra il 1913 e il 1914 sulla rivista Die Weißen Blätter e fu pubblicato in volume l’anno successivo. Il libro fu il suo più grande successo e vendette centinaia di migliaia di copie. Originariamente, il testo doveva essere illustrato dall’amico Alfred Kubin ma il progetto venne poi abbandonato. I disegni furono così utilizzati da Kubin per integrare le illustrazioni del suo romanzo Die andere Seite (L’altra parte), che presenta alcune affinità con Il Golem. In particolare, la descrizione della città di Perla, con tutto il suo carico di decadenza e terrore occulto, richiama alla memoria il ghetto di Praga evocato dalla penna di Meyrink. Il Golem sfrutta abilmente la leggenda ebraica del Golem (un colosso d’argilla plasmato artificialmente dall’uomo tramite la magia) ed è imbevuto dalla cultura della dottrina della Kabbalah. Meyrink evoca un’atmosfera incubica in cui viene magistralmente descritta Praga con il suo retaggio di cultura magica e con il suo ghetto malsano pieno di sordide figure. La città di Praga è considerata da Meyrink come una sorta di “soglia”, crepa che si apre tra il mondo reale e l’aldilà. Gli stessi abitanti di Praga sono visti come delle marionette, degli automi assoggettati ad una forza sovraindividuale che determina tutte le loro azioni. Lo stile narrativo procede per “immagini” e riesce a trasportare il lettore in un vortice delirante di sogni. L’alternanza di onirismo e veglia conferisce alla storia un’atmosfera irreale e da incubo: si narra la vicenda di un uomo (di cui non viene mai fatto il nome) che scambia il cappello con l’intagliatore di pietre preziose Athanasius Pernath di cui rivivrà la vita come in un sogno. Si risveglia in un appartamento nel ghetto ebraico. Uno sconosciuto gli commissiona il restauro di un libro che gli farà prendere coscienza della realtà circostante. Facciamo la conoscenza di personaggi come il rigattiere Aaron Wassertrum, sorta di simbolo negativo, e di Hillel, un impiegato del municipio ebraico, fonte di energie positive. Su tutto aleggia la leggenda del Golem che, rispetto alle tradizioni ebraiche, viene usata in maniera eterodossa. Così il marionettista Zwahk descrive il manifestarsi del Golem: “Ogni 33 anni all’incirca si ripete nelle nostre viuzze un avvenimento, che in se stesso non ha proprio niente di particolarmente allarmante e tuttavia riesce a propagare uno spavento per il quale non si possono trovare né spiegazioni né giustificazioni. Succede cioè ogni volta che un uomo assolutamente sconosciuto, privo della barba, dalla faccia gialla e tratti mongolici, provenendo dalla via della Vecchia Scuola, vestito di stinti abiti fuori moda, con un’andatura inciampicante in modo specialismo e uniforme come se ad ogni attimo dovesse cadere in avanti attraversa il quartiere ebraico e d’un tratto si rende invisibile. Di solito svolta in un vicolo, e scompare. Una sola volta si dice che abbia descritto con il suo cammino un cerchio, ritornando al punto da cui era partito: una vecchissima casa nei pressi della sinagoga. Particolarmente profonda dev’essere stata l’impressione da lui suscitata 66 anni fa, poiché mi ricordo che la gente rovistò quella casa di via della Vecchia Scuola da cima a fondo. Si appurò anche che in quella casa c’è davvero una stanza con una finestra munita d’inferriata e priva di qualsiasi accesso”. Proprio in questa famigerata stanza (dove dovrebbe trovarsi il Golem e a cui si accede tramite un passaggio sotterraneo) Athanasius Pernath affronterà i suoi demoni personali. Lì troverà dei vecchi stracci e un mazzo dei tarocchi e avrà delle “visioni”. Infine “riesce” trovandosi nei pressi della Vecchia Scuola. Il dettaglio inquietante è rappresentato dal fatto che gli stracci indossati sono gli stessi dell’enigmatica figura descritta come il Golem. Alla fine il Golem rappresenta il doppio e il lato oscuro della personalità del protagonista.

Questa interpretazione è stata criticata da Gershom Scholem in quanto la figura utilizzata da Meyrink è più uno spettro (ricalcato sulla figura dell’Ebreo Errante) che un essere plasmato dall’argilla. In realtà lo stesso Scholem apprezzava Il Golem infatti scrisse “Ma, con tutto il suo disordine impuro e arruffato, Il Golem di Meyrink è avvolto da un’atmosfera inimitabile, dove elementi di incontrollabile profondità, e anzi di grandezza, si uniscono a un raro senso della ciarlateneria mistica e ad una singolare capacità di épateur le borgeois”. In retrospettiva il romanzo quindi funziona ed è, ancora oggi, moderno: come dice Manfred Lube “Utilizzando la figura del Golem come sosia dell’eroe del suo romanzo, Meyrink ha creato, senza alcun dubbio, un simbolo corrispondente ai problemi ed ai centri d’interesse della sua epoca, così nettamente orientata verso la psicologia…”. Anche H.P. Lovecraft, nel suo famoso saggio L’orrore soprannaturale in letteratura, ne parlò in termini estremamente lusinghieri. Lovecraft lodava, in particolare, l’abilità di Meyrink nella descrizione dell’atmosfera spettrale di Praga (proprio come Kafka). Tuttavia, curiosamente, HPL basava il suo giudizio sul film di Paul Wegener e, quando lesse il romanzo, non potè fare a meno di notarne le differenze come documentato dal suo epistolario. Tale giudizio restò comunque lusinghiero in quanto il Golem non si manifesta in maniera concreta ma rimane una sorta di spettro alimentando le paure della popolazione in un’atmosfera di minaccia incombente.

Da questo romanzo sono state tratte ben quattro pellicole, di cui due da parte del regista Paul Wegener nel 1915 e nel 1920. Gli adattamenti cinematografici di Wegener e la collaborazione con Kubin sono fra i motivi per cui, generalmente, la figura di Meyrink viene inserita nel contesto culturale dell’Espressionismo tedesco. In Italia venne pubblicato per la prima volta nel 1926 presso Campitelli. La migliore edizione è forse quella pubblicata da Bompiani nel 1966, nella meritoria collana “Il Pesanervi”, con l’introduzione di Elemire Zolla – colto intellettuale e studioso di esoterismo -, che verrà poi tristemente cassata nelle ristampe successive di questa casa editrice. Il Golem, di recente, ha avuto ben 2 ristampe di cui una, splendida, a cura di Tre Editori (2015) con le magnifiche e perturbanti illustrazioni di Hugo Steiner Prag (che impreziosivano l’edizione originale) e un’altra (2018) di Skira, francamente anonima e sciatta. Ne è uscita proprio ora anche una nuova ristampa nella collana da edicola della RBA I maestri del fantastico (molto bella la copertina) mentre la traduzione è quella di Gianni Pilo uscita per la Newton Compton nel 1994.

Bibliografia italiana:

Il Golem (Der Golem, 1915), traduzione di Enrico Rocca Franco Campitelli, Foligno – 1926

In Frankenstein & Company, a cura di Ornella VOLTA Il Golem, traduzione di Otto Comici- 1965, Sugar, Milano -[Vº capitolo]

Il Golem – CDE – LACCIO NERO — 1965

Il Golem, traduzione di Carlo Mainoldi – 1966, Il Pesanervi. I Capolavori della Letteratura Fantastica, Bompiani, Milano – introduzione di Elémire Zolla

I falsi Adami: storia e mito degli automi, Gian Paolo CESERANI – Il Golem, traduzione di Carlo Mainoldi – 1969, Universale Economica Feltrinelli 574, Giangiacomo Feltrinelli Editore, Milano

Il Golem – traduzione di Carlo Mainoldi – 1977-Tascabili Bompiani 30, Bompiani, Milano – introduzione di Ugo Volli

Il Golem e altri racconti”– Newton – 1994 –introduzione di Gianni pilo – traduzione di Gianni Pilo

In Mostri & Co. FrankensteinDracula, Il dottor Jekyl e Mister Hyde, La mummia, Il lupo mannaro, Il Golem, I Big Newton 94, Newton & Compton – traduzione di Gianni Pilo

Il Golem – a cura di Anna Maria Baiocco – con le illustrazioni originali di Hugo Steiner Prag – Tre Editori – 2015 – traduzione di Anna Maria Baiocco

Il Golem – Skira – 2018 – traduzione di Carlo Mainoldi

Il Golem – RBA I maestri del fantastico – -2021 – traduzione di Gianni Pilo

Carico i commenti...  con calma