Mettersi il cappotto d'estate ed entrare in atmosfere autunnali, a volte ghiacciate, non è facile. 

Ma questo è lo stile etereo ed eternamente cristallizzato di Hirono Nishiyama, nome d'arte: Gutevolk. Questa piccola giapponese è una compositrice che ha lasciato il pianeta Terra parecchi anni fa, per trovare dimora fissa all'interno di un elettro-glitch-pop che non supera mai i 20 gradi centigradi. L'album in questione è un piccolo grande saggio di nostalgia, una lacrima che scende fra sorrisi amari e un futuro non cosi cupo come sembra. Twinkle Star's Cycling Bolero provoca da subito una dipendenza rara per un brano, e la visione di Gutevolk per questa antica ninna nanna inglese è impalpabile e solida allo stesso tempo, in un alternarsi di suoni ed atmosfere che si fondono perfettamente con il cantato. Appena metabolizzata la prima traccia, Light Parade fa abbassare lo sguardo a terra, mentre mille gocce di pioggia iniziano a scendere. Suoni dolci e mai invadenti, nonostante l'ossessiva melodia centrale, toccano davvero le corde della malinconia, sentimento che Gutevolk analizza e riproduce sempre alla perfezione. Canzone numero tre e la nostra mente adesso è con i mulini a vento, fra sorrisi senza tempo ed allegria. Dopo un momento di tensione, peraltro bellissimo, Little Girl, Little Star torna ad esplodere tutta la sua incorporea natura, facendovi chiudere gli occhi. Ed è proprio questo il ruolo che la piccola Hirono svolge: creare piccoli mondi paralleli dove il cielo è di cartapesta e la Luna è a portata di un salto. Vi accorgerete così che il viaggio di Twinkle è un'esperienza capace di farvi smettere qualsiasi cosa stavate facendo per chiudervi nell'universo inesplorato dei vostri pensieri. Questo mentre la voce dolce e perfettamente scandita di Hirono entra fondendosi alla perfezione con le note di Silo, raccontandoci un'altra fiaba. Moonlaker invece sembra quasi annunciare l'imminente fine dell'album, in un minuto e ventiquattro perfettamente immobili all'interno di una caverna di cristallo. Ed è con Wondering che Gutevolk ci saluta, selezionando affascinanti archi che abbracciano suoni più elettronici e sporchi, per poi tornare alla loro forma originale per traghettarci, come Caronte all'epilogo.

La magia svanisce.

Repeat.  

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