Questo pomeriggio mi sono sentito in chat con Pinhead ed abbiamo concordato di invadere l'homepage con la Musica (si noti la "M" maiuscola) di Steve Wynn. Lui ci ha messo del suo con la prodigiosa recensione del concerto dei Dream Syndicate; ora tocca a me con questo ennesimo progetto del cantautore californiano.
E' il secondo e definitivo disco dei Gutterball, una sorta di "Traveling Wilburys" del Garage Rock. Una bomba di progetto in altre parole visto anche la consistenza dei colleghi che hanno accompagnato il Signor Wynn: Stephen McCarthy (ex The Long Ryders), Bryan Harvey e Johnny Hott.
Tre chitarre toste e compatte suonate in presa diretta, feedback a tonnellate; una quindicina di canzoni dal forte impatto rumoristico.
Registrato in poche sedute nella quiete delle campagne della Virginia; ma scordatevi la pacatezza uditiva, a parte qualche breve divagazione, perchè qui siamo molto vicini ai Dream Syndicate a livello di sound. L'anno è il 1995 e Steve ritorna all'amato Rock a tutto tondo, dopo la parentesi solista di "Fluorescent" dove prevaleva un suono intimo e folk quanto mai essenziale.
Quella tenera foto di copertina mi ha fatto sempre pensare ai Clash ed al loro "Combat Rock": come se i quattro teppisti inglesi si fossero dimenticati sui binari l'amico a quattro zampe!!
Al Garage Rock già segnalato appena sopra ci aggiungiamo una decisa dose di Blues Psichedelico ed il cerchio si chiude.
Le chitarre elettriche si ergono da subito assolute protagoniste nell'iniziale "Transparency": tre minuti fragorosi e tribali con un acidissimo assolo della sei corde che indica le precise coordinate dell'album. Si prosegue spediti con lo scomposto e minimale Rock - Beat di "Your Best Friend"; l'oscura e flemmatica "Black and Gold" (che avrebbe fatto la sua degna figura in quel disco del Sindacato che odorava di vino e di rose!!).
Ma il meglio i Gutterball lo danno quando spingono a fondo, quando inseriscono il turbo nei loro strumenti; ed allora giusto citare e sostenere l'arroganza, con quel piglio simil Punk, di "Sugar Fix" o il Boogie, con il distorsore aperto al massimo, di "Maria" che è semplicemente la canzone che preferisco dell'intero lavoro: grezza e tagliente da tanto elettrica e nervosa.
Hanno anche il tempo, sul finire, per concedersi un paio di divagazioni fascinose e romantiche in "California" e "Mickey's Big Mouth".
Concludo con una citazione di Steve "C'è stato un periodo in cui ho pensato che i Gutterball fossero la band migliore della mia vita: facevo una telefonata ad ognuno dei membri per avvisarli sulla mia intenzione di scrivere un disco. In breve ci si trovava e tutto avveniva tra divertimento e relax".
Peccato siano durati troppo poco.
Cinque stelle come quasi sempre avviene, da parte mia, nei riguardi di Steve Wynn.
Ad Maiora.
Carico i commenti... con calma