Liberi come eravamo ieri, capitolo primo, vivident xylit white, per denti bianchi.

Alla fine del 1967 uscì un libro di proporzioni immense dalla mano dell'artista del detournament, una profezia  che scandalizzerà la vostra condizione e le vostre sovrastrutture.

Il tempo scorre inesorabile nel nostro quotidiano vissuto superficialmente, alieni che vanno a lavoro, alieni che mangiano surrogati di cibo in scatola, alieni che muoiono in un contenitore di compensato.

Anni fa, una persona si era resa conto prima di me che qualcosa non andava, mi consigliò questo libro, complicatissimo, di uno spessore intellettuale che va al di là del bene o del male, che va al di là delle nostre moderne concezioni di pensiero.

Guy Debord nasce a Parigi e muore nel 1994 a Champot, Auvergne, con un colpo di fucile in faccia, la parola inquietudine tatuata sul viso.

"E senza dubbio il nostro tempo... preferisce l'immagine alla cosa, la copia all'originale, la rappresentazione alla realtà, l'apparenza all'essere", Feurbach, prefazione de "L'essenza del cristianesimo".

1. L'intera vita delle società, in cui dominano le moderne condizioni di produzione, si annuncia come un immenso accumulo di spettacoli. Tutto ciò che era veramente vissuto si è allontanato in una rappresentazione.

Così esordisce Debord nel suo libro più citato e più frainteso, 221 massime senza le quali è impossibile aprire gli occhi oggiogiorno, un 1984 di Orwell senza utopie.

2. Le immagini che si sono staccate da ciascun aspetto della vita, si fondono in un unico insieme, in cui l'unità di questa vita non può essere più ristabilita. La realtà considerata parzialmente si dispiega nella propria unità generale in quanto pseudonomo a parte, oggetto di sola CONTEMPLAZIONE. La specializzazione delle immagini del mondo si ritrova, realizzata, nel mondo dell'immagine resa autonoma, in cui il mentitore mente a se stesso. Lo spettacolo in generale, come inversione concreta della vita, e' il movimento autonomo del non vivente.

Immagine: youtube broadcast yourself.

3. Lo spettacolo si presenta nello stesso tempo come la società stessa, come parte della società, come strumento di unificazione... è il luogo dell'inganno visivo e della falsa coscienza...

Immagine: telegiornale.

4. Lo spettacolo non è un insieme di immagini, ma un rapporto sociale tra persone, mediato dalle immagini.

Immagine: Facebook, il libro dei morti.

6. Lo spettacolo  compreso nella sua totalità, è nello stesso tempo il risultato e il progetto del MODO DI PRODUZIONE ESISTENTE. Non è un supplemento del mondo reale, il suo sovrapposto ronamento. Esso è il cuore dell'irrealismo della società reale. Nell'insieme delle sue forme particolari, informazione o propaganda, pubblicità o consumo diretto dei divertimenti, lo spettacolo costituisce il MODELLO presente della vita socialmente dominante. E' l'affermazione onnipresente della scelta già fatta nella produzione, e il suo consumo ne è il corollario.

Immagine: le vostre facce ottuse cambiano espressione.

9. Nel mondo realmente rovesciato il VERO è un momento del FALSO.

19. Lo spettacolo è l'erede di tutta la debolezza del progetto filosofico occidentale, che costituì pure una comprensione dell'attività, dominata dalle categorie del vedere; così come si fonda sull'incessante  dispiegamento della precisa razionalità tecnica che è derivata da questo pensiero. Esso non realizza la filosofia, filosofizza la realtà. E' la vita concreta di tutti che si è degradata in un universo speculativo.

Questo libro cambia la visuale dalla quale vediamo scorrere l'esistenza come un fiume in piena, cambia la vita, ve lo sconsiglio se siete tipi inquieti, perchè come il salmone vi mettereste a nuotare controcorrente nella parte giusta e sbagliata insieme, perchè la vita è illusione, vale la pena sapere di essere morti?

Beccateve sto po' po' de libro...

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