Nato in Transilvania, come il conte Dracula, György Ligeti è uno dei compositori più originali della sua generazione. La sua musica gelida e fantasmatica riesce a impressionare anche quando fa uso di mezzi espressivi ridotti al minimo. Prendiamo ad esempio "Continuum" del 1968: un breve pezzo per clavicembalo in cui una foresta intricata di note ravvicinatissime produce un parossismo acustico in un paesaggio armonico in lieve ma costante trasformazione. O "Volumina" per organo (1962): fasce di suono che ricordano il rumore bianco della musica elettronica; suoni profondi o sovracuti, di brevissima durata o suonati fortissimo, che sfigurano l'immagine tradizionale dell'organo trasformandolo in una macchina rabbiosa e urlante.

È un bel compendio dello stile di Ligeti (1923-2006) questo cd antologico uscito per la tedesca Wergo, che raccoglie anche i suoi due unici brani di musica elettronica: "Glissandi" (1957) e "Artikulation" (1958). Il primo sembra utilizzare i suoni sinusoidali al solo scopo di disorientare l'ascoltatore imitando il noto effetto strumentale (o vocale) del glissando. Il secondo, vivacissimo e convulso, ricorda nelle sonorità esperienze analoghe di quegli anni, da cui si differenzia per l'irresistibile esuberanza: il titolo del pezzo fa davvero pensare all'articolazione di un linguaggio artificiale (forse quello di R2-D2, il robottino di "Guerre Stellari"!) con le sue interiezioni e il suo chiacchiericcio di fondo. Ligeti realizzò anche una rappresentazione grafica a colori del pezzo (una partitura visuale), di cui una pagina è riprodotta nella copertina del cd.

In esso sono presenti anche i due "Studi per organo" (1967 e 1969): il primo presenta sonorità aliene ed enigmatiche organizzate in fasce che si sovrappongono; mentre nel secondo più linee melodiche si intrecciano frenetiche e con maggior rilievo dinamico. Ancora una volta il caro vecchio organo, quello suonato in chiesa durante le funzioni, vive dieci minuti di passione dopo essersi imbattuto nella mente lucida e contorta di György Ligeti.

Del quale vi lascio scoprire da soli i "Dieci pezzi per quintetto di fiati": in questo caso sono flauto, oboe, clarinetto, corno e fagotto a mettere in scena una lugubre pantomima strumentale che forse sarebbe piaciuta allo stesso conte Dracula.

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