Attualmente il panorama musicale Progressive Metal è quanto di più vasto possa esistere, con decine di band provenienti da tutto il mondo che sfornano dischi più o meno validi con successi di conseguenza alterni. Contrariamente a quanto si possa pensare, questo "sottogenere" del Metal è molto più florido di quanto i detrattori del Prog possano ammettere. E pensare che il suddetto genere di strada ne ha fatta da quel lontano 1992, anno in cui un certo gruppo proveniente da Boston diede vita al proprio mondo fatto di "Immagini e Parole", consacrando la nascita di un nuovo sottogenere del Metal, che tanto scalpore avrebbe creato tra i "TRUE METALLERS". Sono passati tanti anni, e gli "eredi" del Teatro del Sogno ora sono davvero tanti, ed oggi mi accingo a parlare di coloro che sono forse tra le cose migliori accadute nel Prog moderno.

Haken. Questi ragazzotti inglesi sono riusciti a crearsi uno spazio ed una solida fanbase nel giro di pochi anni, riuscendo ad emergere maggiormente in quell'oceano che è il panorama Prog attuale...e come lo hanno fatto? Come ci sono riusciti? Semplicemente pubblicando ottimi dischi, uno dietro l'altro, dischi di una freschezza da lasciare quasi basiti. Dopo i primi due album (Aquarius e Visions), gli Haken si scrollano di dosso l'appellativo di "Copia moderna dei Dream Theater" pubblicando il monumentale The Mountain, un piccolo (piccolo mica tanto in realtà) capolavoro di Metal Moderno e tre anni dopo eccoci qui a parlare di quella che finora è l'ultima loro fatica in studio. Questo Affinity. Non voglio dilungarmi troppo...questo è un disco della madonna, da ascoltare più e più volte sino a consumarne il CD. Stlisticamente, è molto diverso dal precedente The Mountain e qui ci sono una marea di citazioni al Prog più puramente anni '80. Gli Haken preferiscono attingere a piene mani da questo decennio, regalando qualcosa di nuovo e di più fresco rispetto al solito disco Prog che attinge a piene mani da quelli che sono i capolavori dei primi anni'70. Qui ci troviamo di fronte ad una varietà di suoni, di arrangiamenti e scelte stilistiche impressionante. "1985" ad esempio, è la summa di tutto ciò che la musica di quell'anno ha offerto. Tastiere tamarre, ma intelligenti allo stesso tempo, batteria metà acustica e metà elettrica, una chitarra che sanno far sognare quando si tratta di far sognare e aggredire quando si tratta di aggredire. "Lapse" è molto più semplice da ascoltare, forte di un ritornello e di un andamento quasi "Pop" (prendete queste parole con le pinze). La monumentale "The Architect" di 15 minuti che è un orgasmo continuo, e che vede in veste di ospite Einar Solberg dei Leprous (ritorna il Growl in una canzone degli Haken). "The endless knot", tanto tamarra quanto geniale, vede addirittura un intermezzo dubstep. La conclusiva "Bound By Gravity" è una ballata che sprigiona emozioni posiitive da ogni singola nota, e ci accompagna dolcemente verso la fine. Evito di parlare di tutte le tracce perchè non voglio rovinare l'esperienza d'ascolto "spoilerando tutto". La voce del cantante Ross Jennings si adatta alla perfezione nel sound "futuristico ottantiano" (passatemi il termine) che gli altri componenti del gruppo (tutti musicisti preparatissmi e in grandissima forma) riescono a creare con i loro strumenti. Affinity è quanto di meglio ci si possa aspettare oggi, non ha assolutamente nulla da invidiare ai dischi di gruppi più "storici", e oggi come oggi rappresenta un faro nell'oceano musicale odierno. Quando non avete voglia di scoprire nuovi dischi o nuovi gruppi per la paura di rimanere delusi o per la paura di sprecare inutilmente il vostro tempo ascoltando qualcosa di basso valore, ricordate che gli Haken sono qui, pronti a farvi sognare, godere e essere fieri di ascoltare un genere musicale così bello. E Affinity ne è la conferma, la conferma assoluta della loro qualità e della loro preparazione. Da avere e ascoltare a tutti i costi.

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