Quando si ascolta una hit passata alla storia, che, nonostante sia d’altri tempi, riecheggia ancora nella mente degli ascoltatori più o meno allenati, è facile non domandarsi chi sia il responsabile di certi dettagli strumentali, che sono essenziali e vitali per quella data creazione pop. Ascoltando “Mrs Robinson” della coppia newyorkese dei Simon & Garfunkel, si fa certamente caso alle percussioni (le conga) che accompagnano, senza essere invadenti, la chitarra di Paul. Eppure pochi sapranno chi c’è dietro a quelle percussioni, che tanto suggestionano nel quadro della composizione del brano. Il discorso si fa più spinoso, e il non sapere diventa decisamente imbarazzante quando si tratta di un musicista che ha collezionato un successo dopo l’altro, come collaboratore, in disparte, dietro il proprio strumento, alla costruzione melodico-ritmica. Vogliamo parlare di “Mr. Tambourine Man”, scritta da Bob Dylan, rivisitata dai Byrds, pubblicata dal gruppo californiano nel primo omonimo lavoro discografico? Bella la batteria, eh!? Ma chi è che la suona?Il batterista più richiesto al mondo tra le seconda metà dei ’60 e l’inizio dei ‘70”, alias Harold Simon Belsky, alias Hal Blaine.

Ci sarebbero molti numeri da tirare fuori, ma qualcuno, se li riportassi, potrebbe scambiarmi per uno che considera la quantità di successi determinatrice della qualità di un artista. Avrebbe ragione, nella maggior parte dei casi, ma per artisti come Hal Blaine si può ben dire, senza tema di essere smentiti, che la qualità e la quantità vanno di pari passo. Nativo di Holyoke (città legata alla nascita della pallavolo moderna), Blaine, a 15 anni, sopravvive a uno dei più grandi disastri della storia americana: l’incendio del circo Hartford. È il 1945 e ancora deve passarne tanta, di acqua sotto i ponti, prima della pubblicazione, nel 1963, del suo primo album a nome “Hal Blaine (The Drummer Man) & The Young Cougars”. Già nel ’64 collabora con Jack Nitzsche e con le Ronettes. Hal diventa a tal punto riconoscibile, grazie alla sua onnipresenza, che verrà creato un timbro apposito da applicare sulle partiture e nei posti dove ha suonato, “Hal Blain Strikes Again”. Un riconoscimento non da poco e un aneddoto veramente succulento, che dovrebbe far provare vergogna a tutti quelli che, compreso me, ci hanno messo tanto prima di conoscerlo, o peggio di saperne il solo nome. In quegli anni d’oro, garanti di creatività, venivano fuori menti musicali del calibro di Bob Dylan, di Frank Zappa e dei Velvet Underground. Non pensiate che Blaine non fosse al passo! Un po’ di sessioni con i Beach Boys, ad assimilare qualche stranezza in studio, un po’ di intuizione personale, dettata dal genio strumentale, gli bastano per concepire, in pieno periodo psichedelico, un album sperimentale, nel quale la moda sonora dei tempi si fonde al Jazz d’avanguardia, sotto forma di improvvisazione. È il Giugno 1967 quando esce nei negozi “Psychedelic Percussion”.

L’album è percorso da suggestioni pre-Ummagumma, precorrendo, soprattutto, certe improvvisazioni elettroniche di Richard Wright, alle tastiere, e batteristiche di Nick Mason, come è naturale che sia. Il titolo del disco è tutto un programma. L’atmosfera è inquietante e sinistra, le percussioni sono spesso frenetiche, ma straordinariamente ortodosse, in modo tale che l’improvvisazione non coincida con un caos senza capo né coda. I brani, tutti strumentali, si riferiscono ciascuno a un mese dell’anno: si parte da Dicembre (“Love-In”) per arrivare al Novembre successivo (“Wiggy”). “Psychedelic Percussion" è un concept basato sui suoni, che può facilmente ricordare, a posteriori, “Days of Future Passed” degli inglesi Moody Blues, del Dicembre dello stesso anno. Quasi sicuramente non vi è alcun nesso tra i due LP, se non quello che li vede entrambi all’interno dello stesso Universo di Creatività, che in quegli anni aveva una sua raison d'être. Erano anni (non vissuti dal sottoscritto) in cui si poteva tutto, ma allo stesso tempo non ci si poteva permettere di sbagliare o di non dare un proprio contributo originale.

Tuttora in attività, a 88 anni a pieno titolo “suonati”, Hal è membro della Rock & Roll Hall of Fame, della Musicians Hall of Fame and Museum e della Percussive Arts Society Hall of Fame. Che succede!? Siete ancora rossi di vergogna? Io ancora non l’ho smaltita del tutto.

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