Un tuffo nella storia/leggenda americana.

La nebbia, un film fuori dal tempo e dallo spazio sospeso nel lento svolgersi degli eventi.

Il bandito e assassino Jesse James, interpretato da un bravo (ma niente più) Brad Pitt, ha sciolto la sua banda, dopo un'ultimo assalto a una diligenza. Il film inizia così, tra i preparativi del colpo e la presentazione dell'amico/nemico di Jesse James, Robert Ford, (il codardo, un bravissimo Casey Affleck) ansioso di guadagnarsi l'attenzione di Jesse e di suo fratello.

É il rapporto tra i due personaggi del titolo il cardine, la testata d'angolo dell'opera, che si snoda tra umori oscuri e un disincanto narrativo che rifugge la spettacolarità.

Questo va a vantaggio dell'atmosfera che si viene a creare, che costruisce il suo fascino proprio nei momenti di riflessione, che inquadra i personaggi da una prospettiva quasi psicanalitica.

C'è il bandito, stanco del proprio percorso di crescita, illuso nella speranza di poter affogare il male che lui stesso costituisce nella quotidianeità della famiglia, e il determinato, perchè sostanzialmente fragile "codardo", sospeso tra pulsioni morbose che sfiorano l'omossessualità e un desiderio di prevaricazione e affermazione della propria personalità.

Robert Ford studia l'"amico", le sue abitudini, il suo atteggiamento nei confronti della vita, e arriva ad odiarne l'ineffabile profondità. Conscio di non poter essere come lui, in termini di paragone, decide che non gli resta altro che sostituirglisi completamente. Il Jesse James dagli occhi di Robert Ford è l'avverarsi di tutti i propri propositi, ad ogni costo; i lati negativi, le croci che porta, sono parte integrante della perfezione.

Indicativa anche se leggermente scontata, la scena dello scambio tra i due protagonisti. Robert ha ucciso Jesse (in una scena semplicemente magnifica) in cerca di una gloria data dall'aver commesso un qualcosa per il bene comune, ma non è il bene comune, qui, la cosa giusta.

Robert, divenuto eroe popolare, inscenerà a teatro la scena dell'assassino molteplici volte a teatro, finchè non sarà chiaro a lui e al "suo" pubblico che la codardia trasforma un atto di giustizia in un tradimento ipocrita. Il colpevole, il mostro diventa lui, è la sua alienazione nei confronti della vita diventa totale.

Inutile, ma ulteriormente chiarificante, l'ultima mezz'ora del film, il "dopo" nella vita di Robert Ford, orfano di uno scopo e della figura paradossalmente necessaria per conseguirlo.

Il film tratta il paradosso dell'idolatria verso un fuorilegge, molto diverso dal ladro che ruba ai ricchi per dare ai poveri (come canta Nick Cave in un cammeo, verso la fine del film), ma essere umano che nuota nella terrena mediocrità, un angelo caduto che guarda illuso verso il cielo.

Carico i commenti...  con calma