Scrivere canzoni a manciate come si colgono acini d’uva di straforo sul ciglio dei viottoli.
Scrivere canzoni madreperlate di rugiada, mattutine ma tiepide.
Scrivere stralci personali d’una vita acustica, al suono della stagione che passa.
Questo la semplice e cristallina Haley sa farlo bene. Fin troppo bene.
A volte malinconica, ma di una malinconia da fine dell’estate, quando non vuoi sapere cosa lasci e non puoi sapere cosa trovi.
A volte festosa, rabdomante dei sentimenti di un’ape, d’un bombo che si posa sui gerani.
A volte, a volte anche disillusa. Ma disarmante, sempre. E familiare. Quasi come il terriccio che rimane sotto le unghie.
Sentite? Fra i girasoli tira come un fil di vento tremante.
Senza nemmeno sapere come, Haley lo coglie e lo mette in musica.
Ah, se avessi un cortile sul retro! Potrei, forse, iniziare a coltivare un giardino.
Per disimparare come Haley.
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