Prendetevi un attimo di tempo per ascoltare questo disco. Voglio dire, in generale che cosa vogliamo da quello che ascoltiamo. Chiediamo sempre troppo. Abbiamo la pretesa che tutto quello che ascoltiamo debba per forza darci in cambio qualche cosa che abbia un qualche contenuto importante. Persino didascalico. Ci sono delle persone che ascoltano qualche cosa solo se hanno la certezza di avere davanti un prodotto di qualità e qualche cosa che possa in qualche modo cambiargli la vita o comunque dargli una qualche rivelazione e un nuovo modo di approcciare alle cose dell'esistenza e magari chiarirgli che cosa gli stia accadendo attorno.

Be', che dire. Sono d'accordo. Insomma, apprezzo questo punto di vista e questo approccio in generale e questo non solo per quello che riguarda quello che può essere un nuovo disco, ma ritengo che ci si possa approcciare in questo modo a tutto quello che ci circonda e che ci succede. Cerco sempre di dare un senso a tutte le cose, faccio delle connessione e dei confronti tra tutte le cose, cerco sempre di venire fuori da ogni situazione con in mano una risposta.

Bene. Proviamoci anche questa volta allora, anche se il disco in questione non è sicuramente materia di studio per appassionati del pensiero. Gli Hallelujah the Hills, questa band indie rock da Boston, Massachussets, hanno pubblicato il loro ultimo disco in aprile e gli hanno dato questo titolo: 'A Band Is Something To Figure Out'. Come lo dobbiamo interpretrare, e lo dico pure da persona che evidentemente non mastica la lingua inglese in una maniera così perfetta. Dobbiamo considerare questo titolo come una definizione che essi hanno voluto dare a se stessi oppure dobbiamo ritenere che il vero messaggio stia nel fatto che stare dentro, fare parte di una band può costituire una maniera per cercare di dare un senso alle cose.

Ovviamente voglio intendere il titolo del disco nella seconda definizione data e in questo senso cercare quindi di dare un nuovo senso alla musica, a che cosa significhi ascoltare musica e allo stesso tempo fare musica, essere parte di una band. Abbiamo parlato più volte, forse anche troppe, del mito del rock and roll e di questa pretesa che abbiamo di dare sempre e comunque alla musica e al rock and roll in particolare, un significato denso, pregnante e rilevante per quello che riguarda la vita, la morte e tutte le altre cose. E questo va bene. Può andare bene. Come detto, è qualche cosa che capisco e che faccio anche io. Ma non dobbiamo trascurare un altro aspetto. Che cos'è in fondo la musica se non suono e che cos'è il suono se non una forma di comunicazione e comunicare e stare assieme significa 'vita'. No, non stiamo parlando solo di intrattenimento. La musica, se la intendi in questo senso, è molto di più, ma puoi anche se vuoi considerare che intrattenimento possa significare vita, se intendi la cosa in entrambi i sensi possibili: cioè essere intrattenuto e allo stesso tempo intrattenere. In altre parole, gente, bisogna avere un ruolo di attori principali in quella che è la propria esistenza. Bisogna essere padroni della propria vita, prendere parte a questa in maniera attiva. Dobbiamo fare qualcosa e non so esattamente che cosa, ma sicuramente è sempre il momento giusto per darsi una mossa.

Questo è il sesto disco che la band rilascia in una decina di anni di attività. Il disco esce via Discrete Pageantry ed è un buon disco di quello che potremmo definire come indie rock oppure garage music. Rock and roll. Naturalmente ascoltandolo si può immediatamente pensare agli Strokes ('What Do The People Want', 'Play It As It Loops'), che, piacciano oppure no, sono state sicuramente una delle band più influenti degli ultimi quindici anni e non solo negli Stati Uniti d'America. Ci sono evidenti paralleli con la band newyorkese in quelle che sono chitarre fulminanti e nel modo di cantare. Una modalità di suonare la musica in maniera sporca e che ha delle derivazioni che affondano le proprie radici in maniera evidente nel patrimonio della città di New York degli anni settanta. Ma la band che ci troviamo davanti non è una band di pivelli né la solita next big thing. Questi ragazzi suonano da dieci anni e sanno che cosa significhi suonare della buona musica garage e non sono certo degli sprovveduti. Troviamo così elementi che potrebbero far pensare a una delle band più influenti degli anni novanta come i Pavement, e i Silver Jews, quindi a quel grande figlio di puttana che poi sarebbe Stephen Malkmus ('Spin Them Atoms', 'We Have The Perimeter Sorrounded'), ma anche a quella che è l'incredibile eredità lasciata dalle band power pop del roster della Elephant Six Recording Company, band come i Neutral Milk Hotel e gli Elf Power, gli Apples In Stereo ('Realistic Birthday Music', 'The Girl With Electronics Inside').

Un ascolto che è una esplosione di gioia, una musica che non pretende nessuna interpretrazione particolare e vuole solo essere ascoltata e goduta per quella che è. Godetene tutti allora, ballate, muovete il vostro sedere a ritmo della musica, saltate, scopate, gioite, respirate, vivete.

Carico i commenti...  con calma