Non è facile riprendere il sound dei vari Soulfly o Ill Nino (che tra di loro sono comunque profondamente diversi) e non scadere nella mera imitazione, gli spagnoli Hamlet (nel giro dai primi anni 90 tra l'altro) ci riescono a metà con il loro ultimo album "La Puta Y El Diablo".
Con un cantato rigorosamente in lingua madre e una preparazione tecnica discreta, i 5 di Madrid offrono un prodotto di buona fattura sotto il profilo dell'esecuzione e della produzione (affidata a Logan Mader, ex chitarrista dei Machine Head e dei primi Soulfly), il gioco si fa un pò più difficile per i nostri quando si tratta di sfornare grandi canzoni, di quelle da esser ricordati negli anni o comunque di quelle che ti fanno dire "ah finalmente soldi davvero ben spesi per questo disco", in parte riescono a farlo ma per certi, troppi, punti dell'album gli spagnoli scendono a livello di anonimato o di semplice compitino, non parlo di canzoni singole ma proprio di alcune parti di alcuni pezzi ; penso alla parte finale di "La Tentacion", alla parte centrale di "Siete Historias Diferentes" a certi epicismi qua e là che decisamente stonano o a passaggi che li riconducono più al semplice rock latino snaturando la forza e l'impatto dell'andazzo generale del disco.
Ma sono appunti, sbavature qua e là che poi nel complesso non vanno a compromettere di molto la natura comunque positiva dell'album che presenta soprattutto un ottimo riffing groovy bello serrato che interviene molto ad alzare il livello standard del songwriting, penso a gran bei pezzi come "En El Nombre de Dios" in equilibrio tra fughe thrash e ritmi più cadenzati alla Sepultura di "Chaos A.d." e un'atmosfera nel ritornello piuttosto tesa.
Influenze thrash anche in "El Traje del Muerto" con un bel lavoro ritmico, il chiaro marchio dei Soulfly più guerriglieri viene impresso a fuoco in pezzi come "Revolucion" e "Escupe Tu Vanidad", il lato più spirituale e pacato è messo ben in evidenza in "No Habra Final" (che comunque contiene anche parti più dure e sostenute) e nella conclusiva "Sacrificio" (lunga 8 minuti con un finale tranquillo e riflessivo, ai limiti del flamenco), l'opener "El Habil Reino del Desconciert" è quella più legata alla lezione degli Ill Nino con le sue aperture melodiche (forse era quella meno adatta per il ruolo di opener con i suoi 6 minuti abbondanti).
Non conosco molto della (corposa) discografia della band in questione ma gli Hamlet con qualche accorgimento e una maggiore ispirazione possono fare molto di più perchè ne hanno le capacità, certo non saranno mai i nuovi Soulfly, quello è poco ma sicuro.
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