Un disco da luci e da luci leggermente sfocate.
Ombre no, sicuramente; ma se ne trovano a bizzeffe di dischi del genere, senza particolari spallate stilistiche o di altra natura.
Sono in effetti pochi i momenti dalla palpabilità istantanea, prerogativa essenziale e che facilita una certa assimilazione di un disco anche dopo pochissimi ascolti; anche di un disco dal non facile approccio. Ovviamente alla fine il tutto riconducibile alla sfera della soggettività. Ma questo disco sicuramente custodisce al suo interno delle sterzate in generale pronte al cambio di passo: del tipo una solida ritmica, essenzialmente eccessiva nella ripetitività della struttura ma coinviolgente, come quella di "Recado Bossa Nova" di Djalma Ferreiro, la quale porta due Lee Morgan e Hank Mobley a scoccare molte delle frecce migliori che hanno a disposizione in questo disco.
Oppure, con dei criteri diversi, il celebre standard "I See Your Face Before Me", delicata ballata da chiaro di luna scritta da Arthur Schwartz. Queste due espressioni agli antipodi, rappresentano secondo me due momenti a parte nella genesi del disco. Propio "I See Your Face Before Me" ci regalerà un romantico Mobley e un un notturno e di sordina munito Lee Morgan. Almeno hanno il compito di spezzare la statica monotonia ricorrente del disco. Tuttavia i brani sono buoni, suonati bene, e prendendoli uno per volta andrebbero sicuramente a dare ulteriore valore a molti altri dischi; ma messi in un unico disco e con un ordine come quello, sembrano non avere quel filo conduttore non scritto che accompagna l'ascoltatore nel farsi una idea precisa della struttura globale del disco, oltre che dei singoli brani.
Il fiuto del mestiere aiuta sicuramente gli ancora molto giovani Mobley e Morgan ad uscire bene dal disco, anche se non in maniera eccelsa come in altre note occasioni. Senza infamia nè lodi come si suol dire. Parlando un po' in generale gli stilemi marcatamente Hard Bop ci sono tutti. Nella ritmica estroversa ma rigorosa, nelle scale, nei temi all'unisono esposti dai due, nei reprise degli stessi, nei solos alternati e via discorrendo. Una miscela dal concentrato di libertà messo a regime di regole pertinente con le coordinate hard boppistiche; in sèguito tutto è nelle mani dei musicisti. Sta a loro manipolare, comporre e scomporre gli elementi a seconda dei casi a colpi di arguzia tecnica, concettuale ed espressiva. La tromba di Morgan è tagliente e limpida, come il riflesso di un sole primaverile su una lama, squillante e vertiginosa nei meandri della ritmica frizzante costruita dagli Harold Mabern al Piano, dai Larry Ridley al Contrabbasso e dai Billy Higgins alla batteria. Sidemans capaci di ritagliarsi dei loro spazi con dei piccoli ma significativi piccoli momenti di gloria.
Avete dei soldini contati e da spendere senza rischiare? Stesso produttore - il leggendario Alfred Lion della Blue Note -, stessi studi di registrazione nel New Jersey, stesso anno e perfino stesso fotografo delle sessioni fotografiche? "Right Now!" di Jackie McLean. Del resto quello di Mclean è un disco spirituale, angosciante, ipnotico, frenetico, e di gran lunga più interessante di "Dippin'" secondo il mio semplice parere. Un succo di Free e Hard Bop di pregevole fattura. Ma è il solito, vecchio, altro discorso... Se poi avete dei soldini in più, prendeteli tutti e due. Saranno due dischi i quali bilanceranno in modo diverso la vostra istantanea sete di Jazz.
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