L'avere un cognome importante e iconico come quello del più grande pilastro country, non ti nega il diritto di esercitare la professione di stronzo in giro per il mondo.
Hank Williams III, nipote di Hank Williams e figlio di Hank Williams Jr. lo sa bene, e i suoi pezzi incentrati sull'assunzione di droghe e alcol sembrano prendere le distanze dal mood dei solitari cowboy innamorati.
Hank 3 ha deciso fin dall'inizio della sua carriera di rifiutare quel tag, quell'impostazione artistica che la storia tramanda -o almeno- di accettarla alle sue condizioni.
Qui entrano in gioco l'heavy metal e le chitarre sferraglianti di un mondo non più così lontano. Il suo set standard per gli spettacoli live consiste infatti in due parentesi: la prima tradizionale e la seconda un circo che propone molto più rock n' roll assieme alla sua band, gli Assjack.
L'album in questione è sicuramente il più hard della sua discografia, e la pubblicazione travagliata lo rende ancora più speciale.
Già nel 2003 Hank presenta alla Curb (etichetta discografica di fiducia) queste tracce registrate con il mitico e versatile produttore Dave Sardy (Oasis, Marilyn Manson tra i più celebri artisti affiancati dallo stesso). Ma qualcosa va storto tra la label e il rocker (in particolare per divergenze caratteriali), e viene deciso che questo disco non s'ha da fare.
La scissione che ne consegue vede il giovane Williams creare addirittura un brand di t-shirts da elargire al proprio pubblico con su scritto "Fanculo la Curb". Il messaggio è più che chiaro.
Circa otto anni dopo, quando Hillbilly Joker diviene ufficialmente disponibile, egli interviene stavolta in maniera più decisiva: il sabotaggio.
"Non comprate il mio disco, scaricatelo e fate delle copie per i vostri amici ma non lasciate i vostri soldi a quei bastardi"
Musicalmente Hillbilly Joker fin dalla traccia omonima d'apertura è un calcio, una cavalcata punk selvaggia verso New Orleans; tra ammissioni di peccato e bravate assieme alla ragazzetta di turno.
Una consigliata miscela di squisita attitudine selvaggia legata al buon gusto per il ritmo; la bifolcheria redneck che invade il CBGB.
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