Hanoi Rocks
Street Poetry
Faccio lo stretching prima dell'inizio della partita assieme ai compagni di squadra, come ogni sabato da ottobre a maggio. Mi giro e dall'altra parte della rete ci sono dei ragazzini che avranno almeno 10 anni meno di me; sbruffoncelli e gasati ma è normale a quell'età mi dico. Quello che mi salta all'occhio non sono nemmeno i loro completini tutti uguali: cazzo sembrano fatti con lo stampino anche mentre sincronizzati si scaldano per la partita dietro il severo sguardo del coach. Una brutta copia del panzone con bastone annesso dei cartoni giapponesi degli anni '80. Ma nemmeno questo non è che mi interessi particolarmente, per usare un delicato eufemismo. Quando cominciamo a schiacciare per sgranchirci le ossa e legamenti i ragazzini incastonano con parca delicatezza pali di ferro nei tre metri, ma nemmeno questo mi interessa e mi preoccupa; sono conscio che non hanno esperienza ed infatti alla fine è stato 3 a 1 per noi.
Quello che veramente mi ha stupito è vedere tutti questi ragazzi messi insieme con sputi e cerotti. Uno aveva due cavigliere, ginocchiere per rotula ballerina e avrà avuto ha solo 17 anni!! Io l'ho sempre detto che se fai pesi troppo presto, quando il fisico non è completamente sviluppato, rischi di distruggerti. Meglio tenersi e non esagerare...
Lo stesso discorso vale per le rock band. Molte si sfasciano e raggiungono il successo troppo presto e si perdono per strada in un lampo avanzando a grandi passi verso un rapido declino. Gli Hanoi Rocks non fanno decisamente parte della categoria. Sono la prima formazione scandinava che riuscì a sfondare anticipando perfino i ben più famosi Europe, grazie al primo lavoro del 1981 intitolato "Bangkok Shocks, Saigon Shakes". Scomparsi nel 1985, ancora giovanissimi quando un incidente stradale uccise il batterista degli Hanoi Rocks (la macchina la guidava il cantante, ubriaco, dei Motley Crue) e la loro voglia di ripartire. Solo nel 2002 hanno ripreso ad incidere. "Street Poetry" è il loro ultimo capitolo. Come si evince dal titolo sono una band dedita ad un hard rock stradaiolo, ruvido e semplice; stupisce sentire questa carica dal leader Micheal Monroe che ormai è più vicino ai 50 che ai 40. Un cd di facilissima assimilazione che regala un'ora di rock energetico, melodico, ruvido e sufficientemente vario con capitoli più melensi come la tamarrissima "This One Is For Rock 'n Roll" oppure "Teenager Revolution", alternati a mazzate del calibro dell'apripista "Hypermobile" e di "Highwired". Ma è eclitticità di pezzi come "Worth Your Weight in Love" dove la chitarra se ne sta in un angolino a favore di un coro ipnotico con forti innesti riusciti di sax che mi fanno spendere queste entusiastiche righe. Tinte blues con i suadenti giri di chitarra nella title track e armonica e energia allegra contagiosa dei migliori e primi Aerosmith (Powertrip).
Invece di stare ad aspettare che la democrazia arrivi in Cina fidatevi del mio consiglio e rifatevi le orecchie con gli Hanoi Rocks che dalla reunion del 2002 sfoderano il loro miglior prodotto con 13 tracce da sentire a tutto volume. Niente di sbalorditivo sia ben chiaro, ma "Street Poetry" è un cd molto ben fatto da tre-quattro stelle. Vecchietti terribili come McCoy e Monroe meritano il supporto di chi ama questa musica.
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