Gli Hanson Brothers non sono quei bambocci biondini che imperversavano qualche anno fa in mezzo mondo con il loro pop insulso. Tutt’altro. Questi sono quattro ubriaconi piuttosto in là con l’età, che si divertono a suonare un punk rock scalmanato e casinista.

Il gruppo nacque nei primi anni ’90 come un progetto parallelo dei fratelli Rob e John Wright, membri fondatori dei No Means No, desiderosi di prendersi una vacanza dal loro abituale stile contorto e cervellotico, in favore di un’attitudine decisamente più allegra e spensierata, omaggiando (e contemporaneamente, parodiando) i loro miti: i Ramones.

Dopo aver reclutato un paio di amici (tra cui il batterista dei D.O.A., morto nel ’95), essersi scambiati gli abituali ruoli (Rob, bassista cantante dei No Means No, lascia il ruolo di frontman al fratello John, batterista) ed assunto una nuova identità (facendosi chiamare Johnny Hanson, Robbie Hanson, Tommy Hanson e Kenny Hanson), la band iniziò a scrivere delle canzoni plasmate sul più puro stile Ramones: un punk and roll senza fronzoli, tre accordi e canzoni grintose ricche di ritornelli - filastrocca la cui durata media raramente supera i due minuti e mezzo.

La loro attività era inizialmente limitata ad infuocate esibizioni live (spesso aprivano i concerti degli stessi No Means No), ma presto, complice il crescente entusiasmo del pubblico che li seguiva, decisero di registrare un loro album.

Questo loro primo disco, del 1992, contiene 17 pezzi che rappresentano un atto d’amore verso il loro gruppo preferito (un amore intuibile sin dalla copertina, che ricalca quella di Road To Ruin), caratterizzato da testi demenziali incentrati su ragazze, birra e hockey (da bravi canadesi). Alcune volte si percepiscono echi surf, come in “My Girlfriend’s A Robot”, altre un ritmo che si fa più lento e melodico (“Lovesick”, “Total Goombah” e “You Are Not For Me”). Gli apici di scemenza toccati in alcune canzoni (come “Butthead”, ”Road Pizza” o “No More Headcheese”) sono degni dei migliori Ramones e non sfigurerebbero nel loro repertorio. Da segnalare anche una cover di “Blitzkrieg Bop”, ribattezzata “Blitzkrieg Hop”, che nelle loro mani si trasforma in un inno agli alcolisti.

Certamente questo gruppo non verrà ricordato per l’originalità della loro musica, ma è comunque giusto riconoscergli almeno il merito di suonare un punk rock genuino e decisamente trascinante con uno stile che, in più occasioni, suona più Ramones dei Ramones stessi.

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