Che rivelazione questo gruppo formatosi a Staines nel 2003 e debuttante con l'album che oggi andrò recensire datato 2005, "Stars Of CCTV".

Nell'attesa del loro terzo album (notoriamente trampolino di lancio o tomba artisticamente parlando per un qualsiasi artista, nel caso col secondo disco abbia deluso, in questi caso gli Hard-Fi sì) in uscita il prossimo anno, la band in questione esordisce nell'ormai musicalmente lontano 2005 con questo CD che mostra tutte le potenzialità del gruppo, disgraziatamente bruciate nel secondo attesissimo album "Once Upon A Time In The West", rilasciato nell'agosto del 2007 (album che a dire la verità segnala qualche sprazzo di genialità come Suburban Knights su tutte, Can't Get Along e Tonight) di cui magari tra un po' di tempo ve ne parlerò.

Ma ora passiamo all'oggetto in questione:

Come detto, "Stars Of CCTV" esce nel 2005, anno sicuramente fortunato per gli Hard-Fi, dato che in quel periodo il mercato musicale inglese non produceva nulla di colossale e risultava essere piuttosto sterile (unici dischi di nota "You Could Have It So Much Better" dei Franz Ferdinand, "Down In Albion", disco esordiente dei Babyshambles dello zio Pete ed "Employment" dei Kaiser Chiefs, gruppo originario di Leeds), e quindi data la riuscita del prodotto la band dell'eclettico Richard Archer riuscì a raggiungere quel successo da anni sperato. Bisogna sapere infatti che gli Hard-Fi hanno una storia piuttosto tormentata e sfortunata: originari di Staines, un sobborgo di Londra privo di ogni attrazione, vicino all'aeroporto di Heathrow, luogo, a detta degli stessi Hard-Fi, "dimenticato da Dio", poichè povero di ogni servizio utile a un tenore di vita minimamente dignitoso e di un qualsiasi punto di ritrovo e/o divertimento. E il desiderio di fuga da questo posto è presente in circa tutte le canzoni di questo disco; disco che si apre col singolo di lancio e brillante canzone di apertura, "Cash Machine", un po' "Clash" un po' "Oasis"  che dà già una chiara delineazione all'ascoltatore di quella linea musicale che gli Hard-Fi vogliono conferire al loro prodotto: un prodotto energico, che arrivi dritto al cuore del pubblico, con testi geniali, ritmo incalzante e voce spettacolare (ahimè, dal vivo penosa, anche se negli ultimi anni migliorata). Con "Cash Machine" è chiaro il messaggio che lancia il frontman Richard Archer, ovvero uno sfogo per ciò che concerne il fatto di ritrovarsi spesso senza soldi e con un conto in banca decisamente non soddisfacente. Con un giro di basso mozzafiato si inizia già a pensare che l'acquisto da noi fatto non è stato un errore. Ed infatti, approdati alla seconda traccia, "Middle Eastern Holiday", si ha già l'impressione che la genialità del gruppo stia iniziando a prendere forma, ed in questa canzone si è ormai capito benissimo chi ha influenzato maggiormente gli Hard-Fi, ovvero i Clash, imitando quell'energia e quello stile da tempo morto e sepolto.

Con "Middle Eastern Holiday" Richard Archer esprime tutta la volontà di andarsene in vacanza, lasciare tutto e partire con gli amici. Alla terza canzone si approda al mezzo-capolavoro, "Tied Up Too Tight", di un'energia tagliente e un ritmo frenetico, un gran bel pezzo. Giunti alla quarta traccia, "Gotta Reason", ci accorgiamo che il disco vola via veloce, con quelle sonorità tipiche dei Clash mischiate alle ultime dei Blur per una ballata corta ma intrisa di energia e potenza, per poi approdare alla più pop Hard To Beat, canzone che farebbe muovere il culo anche ai paraplegici. Se con "Unnecessary Trouble" arriviamo al punto in cui all'album non viene aggiunto nulla (quest'ultima canzone a mio parere poteva benissimo essere utilizzata come b-side, in quanto insulsa e inutile), con "Move On Now" il nostro cuore diventa di ghiaccio, e la nostra anima viene totalmente rapita dal solo pianoforte e dalla voce sussurrata di Richard Archer, che rimembra i bei tempi con l'amata e la invita a darsi una mossa, per non perdere l'occasione: provate ad immaginare un festino tra amici fuori città in una casetta in mezzo alla nebbia e voi disperati da soli fuori dalla casa a pensare alla malinconia e alla velocità con cui i momenti belli passano, otterrete "Move On Now", disperata e suicida, agghiacciante e distruttiva ("Baby, Baby, I think it's time We move on now/Don't You think it's quite around here, don't You think there's no much to do here, thinking back to this time last year, good times good times good times").

Con "Better Do Better", seconda canzone d'amore del disco, la vena è decisamente contraria a quella di "Move On Now": se la prima possedeva tutte le caratteristiche di una canzone contenente intenti impossibili e tentativi impotenti di rialzarsi, con "Better Do Better" Richard dà sfogo a tutta la rabbia per il tradimento e la falsità della sua ragazza ("You're back sittin' on my door step, oh yeah like nothing happened, tell me that you're free and, oh oh, can you see me again?/ I could not eat for days, i cried so much my face/ Now you're back with your lies/ Your face, makes me wanna be sick/ Oh, how I ever loved you""). Il disco procede a una delle canzoni migliori del disco, Feltham Is Singing Out, la quale parla di un ragazzo realmente esistito, suicida perchè in prigione per spaccio di droga ("You loved to watch the sky"). Giunti a Living For The Weekend ci si avvicina ancora una volta alle problematiche sociali della band, che raccontano di quanto trovano piacevole arrivare al weekend per poter finalmente essere liberi dal lavoro faticoso e da tutte le costrizioni della società, nonostante la loro posizione a Staines, luogo assolutamente lontano da ogni tipo di attrazione e divertimento: si noti quanto le tematiche riprese dagli Hard-Fi sono così vicine alle nostre situazioni, di semplici studenti/lavoratori, aventi problemi d'amore, voglia di evadere da questa società malata, invidia verso chi è più fortunato e vive la vita da mantenuto.

Il disco termina con la grande "Stars Of CCTV", un'altra critica verso la società, in quanto "siamo tutti stars delle televisioni, ma di quelle che ci controllano con i sistemi di telecamere a circuti chiuso a nostra insaputa" (da cui riprenderà anche la copertina, a mio modo di vedere assolutamente geniale). Insomma un CD davvero ben fatto, variegato, incazzato e di alto livello, gli Hard-Fi si dimostrano una spanna sopra alla generale marmaglia di band indie rock inglesi, mischiando punk, ska e dance e utilizzando gli ottimi testi, per me addirittura riduttivo definirli ottimi, di Richard Archer, che ci provava dal 1997, e finalmente, nel 2005 ci è riuscito. Subito dopo di loro però sono esplosi gli Arctic Monkeys che hanno totalmente oscurato la band di Staines, che tuttavia ci riproverà tra pochi mesi col terzo album, dopo l'insipido "Once Upon A Time In The West". Speriamo in bene in un loro ritorno brillante, per confermare le indubbie qualità e potenzialità.

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