E' possibile che in un solo disco vi (ci) si possa trovare dagli Anal Cunt a Vivaldi passando per Jean Michel Jarre, free-jazz ma anche black metal, senza scordarci di Charles Aznavour, del Colonnello Bernacca e una una bella dose di sana elettronica-malata mista a un pizzico di world music che non guasta mai.
E poi tanto bel rumorismo, country, folk, psichedelia sixties e quel quid di pop d'antan per chiudere il quadrato.

Un'opera che potenzialmente ha la capacità di ottimizzare gli spazi circostanti; e non mi riferisco tanto ai parenti e ai vicini di casa che quando lo mettete sù decollano alla velocità fotonica di Usain Bolt.

La fr(u)izione di qvesto debordante assemblato del quartetto [cetra] transalpino Vi consentirà di raccogliere intere discografie in vinile o ciddì - che occupano un sacco di spazio soprattutto se siete degli anziani feticisti come quasi tutti i Trve DeBasers - e buttarle allegramente nel pattume.

Solo il primo brano, "Jean Pierre", che potrebbe essere una DeCoperta di Miles Davis ma non si capisce se effettivamente lo sia, spazza via intere discografie di centinaia di migliardi gruppi che fino ad oggi avete osannato alla stregua di Sant'Appolinare Giovanni Battista Pallavicini.

Una congestione/commistione di suoni la cui ingurgitazione non necessita neppure dell'ausilio del corrosivo Amaro Giuliani.

Mi accorg'ora che forse mancherebbe all'appello l'elemento Rap.
Ma chissenefrega: tanto a me non mi piace.

L'aspetto interessante è che queste morbose cinquanta sfumature di suono convivono e si sostengono a vicenda senza risultare eccessivamente forzate.
Una eterea poltiglia corredata da lucidità e qualità: a confronto certo Zorn più commistionato o i primi Mr. Bungle risultano entità lineari, moscie e prive d'idee.

Ma prima di smetterla con le stupidaggini direi di tornare da "Jean Pierre"; che peraltro ci sta aspettando.

Nei primi secondi sembra una Angel Of Death Vers. 2018 con voce filtrata/manipolata: una valanga corrosiva di elettrointerferenze, drum'n'bass o non nonsapreibenecosa, trasmùtano in un finale da circo equestre di chiara matrice electro-epica-cavalleresca degno degli Air più bislacchi o dei kosmische corrieren teutonici del millennio appena passato.

E' un disco frenetico, ruspante, folle, totalmente libero da lacci, lacciuoli e lapislazzuli: sicuramente divertente; a suo modo anche spossante se non si è adeguatamente corazzati a livello auricolare.

Lascio a Voi la facoltà e/o la curiosità di addent(r)arVi in questi frastornanti cunicoli acustici di produzione mittle-europea.

Se non vi piace però io non centro gnente: citofonate a Jean Pierre.

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