Davvero pochi artisti hanno avuto, o hanno ancora, la capacità di intrattenere qualsiasi tipo di pubblico, dalle grandi folle in campo aperto ad un pubblico più intimo, indipendentemente dall'età. Non posso non citare Mick Jagger tra di essi, giusto per fare un esempio, ma oggi si parla di Harry Belafonte.

E' il 1997, siamo alla State University Of New York (situata a Purchase, New York) e Belafonte ha la veneranda età di 70 anni ma la forza di un 25enne nel trascinare tutti a cantare in coro, piccoli e grandi, senza la necessità di fare capriole sopra il palco ma con la semplicità del suo sorriso e del suo umorismo che crea "piccoli momenti di teatro"; accompagnato da musicisti di straordinario calibro (Lenny Underwood, Morris Goldberg, Richard Bona e Ricky Sebastian tra tutti) e da quattro coristi/e (particolare menzione per LaTanya Hall, che personalmente adoro), ai quali viene dato spazio e libertà di espressione.

Peccato davvero che il concerto venga portato avanti solo per più di un'ora ma riesce comunque ad incorporare brani importanti della sua carriera: si ha la possibilità di passare dai sapori Caraibici con reminiscenze africane di "Turn The World Around" e "We Are The Wave", le note nostalgiche di "Jamaica Farewell", i grandissimi classici "Matilda" (portata alla soglia dei 10 minuti di performance, con improvvisazioni di pianoforte, sax, percussioni e dei coristi/e; uno dei grandissimi highlight dell'intero concerto) e "Day-O (The Banana Boat Song)", che non ha assolutamente bisogno di presentazioni, altro highlight. Inoltre splendide le interpretazioni di "Eyala" e "Eyando", brani provenienti dal repertorio dal camerunense Richard Bona e cantati da egli stesso.

Il pubblico presente è seduto ma non sta mai fermo, ecco: sarà impossibile non muovere testa, piedi e mani. Consigliatissimo l'accompagnamento con video.

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