Mangiate biscotti intinti nell'acido solforico, stesi su divani di bulbi oculari mentre le cortecce scorrono? Le vostre nuvole viaggiano a ritroso? Adorate ammirare torrenti di lava che lentissimi ma in modo inesorabile divorano schiere di ginestre?

E ditemi, so che vi piace fare i crucchi, mangiare dallo Svuncio giù all'angolo paninazzi ai crauti che sbavano salsa proiettata senza margine di errore dall'onnipresente forza di gravità sulla vostra magliettina bianca, a metà strada tra la tetta sinistra e la vecchia congiunzione astrale che vi legava indissolubilmente alla Somma Officina.

Beh. Armi e bagagli, dunque. Si parte per un viaggetto della durata di cinque minuti...tre ore...sei anni.

Drones statici caratterizzati da un latente carattere entropico, pericolosamente entropico, si involvono ingurgitandosi a vicenda in una muta mattina sonnolenta, eppure questo costante camminare sul filo del rasoio non produce mai inaspettatamente alcun taglio, ma nemmeno caduta alcuna. In questo mondo di Amanitae tutto scorre senza coscienza, attraverso una radiazione cosmica simile, in quanto tale, all'Urlo primordiale.

 Bardo Pond, celebre associazione a delinquere di fattoni alchemici. E Roy Montgomery, uno dei più geniali musicisti dell'ultima decade, qui alle prese con le tastiere, a differenza del seminale episodio precedente. E scusate se è poco.

6 personaggi in cerca di... cosa? Non so dove vogliano andare a parare. So solo che nel momento in cui nella mia stanza evapora "Labiomancy" le mie dita sono calamai che sporcano i muri di luce. E che mentre "Gravitational Lens Opera" chiude il sipario, io mi sono dimenticato ancora di cambiare pelle e sgusciare via.

Carico i commenti...  con calma