L'impressione, sarei quasi tentato di parlare di certezza..., è quella che gli Haste The Day si stiano progressivamente perdendo per strada e che lungo la strada stiano anche smarrendo quelle che erano le caratteristiche distintive. Infatti, dopo aver rilasciato nel 2002 un lavoro auto-prodotto introduttivo ("That They May Know You"), erano riusciti a imporsi grazie a un disco molto bello, quel "Burning Bridges" (licenziato dalla Solid State) dove mettevano in essere un perfetto connubio tra le materie hardcore e metal (versante death/thrash) con un appeal amichevole, seppur mai facilmente melodico, dove l'orecchiabilità era data più dal groove che non dal refrain o dai cori in background, dove le ritmiche spaccavano e dove i parallelismi con Agony Scene piuttosto che Killswitch Engage servivano a rendere loro giustizia e non a etichettarli come una band copia carbone. Con il successivo "When Everything Falls" la direzione intrapresa li aveva portati ad assorbire sempre più influenze death melodiche scandinave e sebbene il sound fosse inferiore, però le canzoni rimanevano ottime. Adesso, dopo aver perso per strada il cantante Jimmy Ryan, passato ai Trenches e qui sostituito da Stephen Keech (non all'altezza del predecessore), si ripresentano con sonorità che strizzano l'occhio agli ultimi Atreyu (che già di per sé non hanno fatto una gran bela figura...) e Underoath, compresa l'introduzione delle parti di derivazione hard rock, screamo e punk. Inoltre la scrittura si è notevolmente semplificata e hanno completamente spersonalizzato i brani; così facendo "Pressure The Hinges" ne soffre pesantemente e ci si trova al cospetto di un gruppo che non riesce ad andare oltre una banale normalità. Peccato.

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