Per gli amanti del metal "estremo ma non troppo" questo album è un must.

Un pò di storia, prima. Gli Hate Eternal sono una brutal death metal band originario della Florida. Il chitarrista, cantante e leader della band, è Erik Ruton, ex-Morbid Angel, che ha fondato questo gruppo nel 1999. Dopo vari cambiamenti, hanno cambiato tutta la loro line-up, di cui il solo Erik è rimasto. Dopo due album che hanno avuto un discreto successo, il terzo full-lenght è molto importante per loro.

"I, Monarch", è un'ottimo album death metal, con un batterista incredibile, che a volte sembra fondare la doppia cassa. Il cantante non è da meno, con un growl molto potente.

L'opener "Two Demons" ha un riffing molto accattivante, ed è molto veloce e cattiva, con un ottimo assolo e, in generale, ben suonata. Dopo un'inizio di questo genere, "Behold Judas" non potrebbe continuare meglio: questa canzone è spettacolare! Stupenda, con un'intro cattivissimo, ritornello (quasi) orecchiabile, ma sempre molto brutal. Capolavoro. "The Victorious Reign" è anch'essa bellissima: nei primi (violentissimi) secondi la batteria è scatenata, veloce, quasi impressionante, ed è impossibile star fermi senza seguire il ritmo frastornante della batteria. "To Know Our Enemies" è diversa, addirittura metalcore/thrash nel riff. Buona canzone comunque. "I, Monarch" è un'altra perla: introduzione con tapping, poi cambia tutto: batteria veloce, ma riffing un pò lento e ripetitivo, nasconde la sua bellezza nei continui cambi di tempo. Con "Path To The Eternal God" incomincia a farsi sentire un pò di ripetitività. Fortunatamente, "The Plague Of Humanity" varia un pò, grazie ai bei riff presenti; violentissima e molto cattiva, è una delle migliori. "It Is Our Will" parte bene, poi si perde un pò, ma presenta molti cambi di tempo che ne fanno una delle canzoni migliori. "Sons Of Darkness" riprende ad essere "la solita minestra". La strumentale "Faceless One" conclude il tutto, solito bel riffing, con gli assoli che spezzano la monotonia.

Concludendo, un'ottimo album brutal death, con parecchi buoni spunti; non sorprende certo per originalità, ma le belle canzoni ci sono.

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