Non c'è tempo per divagazioni ambient-strumentali, per cazzeggiamenti riflessivi e per seghe mentali di universitarelli frocetti pseudo-colti capaci di sollevare solo un paio di chili di libri ed il loro uccello per pisciare, che non hanno mai lavorato un giorno in vita loro o stati in mezzo alla strada a contatto con uno tra i nemici più duri e spaventosi: la realtà. Quelli che ci troviamo davanti sono 4 incazzatissimi pitbull della "miglior" specie, perfettamente forgiati in strada e pronti ad azzannarci in pieno volto e a non lasciare mai la presa. Hard-Core new school, di matrice newyorkese: niente a che fare quindi con etichette o band post-core e simili, solo voglia di maciullare e "grindare" tutto nella maniera più istintiva e brada possibile. Senza falsi sensazionalismi, non ho dubbi nell'affermare che gli HateBreed sono realmente una delle bands più aggressive ed incazzate degli ultimi anni: immaginatevi la violenza della quale solo gli Slayer possono essere maestri, combinata con il groove schiaccia-sassi dell'hard-core e quindi di bands come Madball, primi Sick of it all, Agnostic Front, Pro-Pain, Biohazard, ecc. Un misto tra hard-core e thrash metal insomma, dove la componente leggermente predominante è la prima e dove non si deve essere necessariamente patiti e dentro la scena hard-core per apprezzare la proposta degli HateBreed.

Una band che si è guadagnata il loro posto all'interno della scena praticamente senza promozioni o appoggi particolari, solo tramite dura gavetta e diffondendo la parola show dopo show, metodo "mouth-to-mouth". La band è capitanata da un certo Jamey Jasta, uno dei nomi di punta della scena hard-core e suo fedelissimo supporter. La sua voce è quanto di più incazzato abbia mai sentito, talmente incazzatache ci si domanda come una persona possa accumulare tanta frustrazione giorno ordinario dopo giorno, da tramutare in tutta quella rabbia esplosiva senza prendere un attimo di respiro. Immaginate Clubber Lang (ovvero Mr. T) in "Rocky III": quando ci si trova davanti avversari cresciuti in strada come lui, ci si domanda a che sia servita tutta la gavetta nei posti ben riscaldati ed attrezzati. Quando ci si trova davanti Clubber Lang, o in questo caso gli HateBreed, è meglio dimenticarsi ciò che si è imparato perchè presto verrà spazzato via dalla loro furia incontenibile. 32 minuti scarsi di musica questo "The Rise..." (il "Reign in Blood" dell'hard-core), che riesce ad essere più che sufficiente e a soddisfare ogni desiderio di sfogo, data la carica di questi HateBreed.

Tutte le tracce sono ottime, e si susseguono una dopo l'altra senza una minima parvenza di compromesso, tutte fottutamente genuine e dirette in pieno viso. Quelle che spiccano di più sono l'hit "This Is Now" (con i suoi chorus catchy, manifesto di volontà e di azione), "Facing What Consumes You", "Doomsayer" (con un riffone finale che ricorda la parte finale di "Davidian" dei Machine Head ai loro tempi d'oro, prima che diventassero delle zoccolette del trend e del music biz), "Straight To Your Face". La produzione del disco è veramente ottima, compressa, omogenea ed ovviamente potentissima, che rende merito al 100% alla musica, sfruttando le potenzialità delle canzoni in pieno. Il suono generale del disco può benissimo ricordare quello del caposaldo dei Pantera "Vulgar Display Of Power". L'attitudine di questi 4 figli di puttana è autentica e priva di orpelli, quindi se siete delle sensibili pussies porpora-pinte che vanno avanti con le frange più gay dell'heavy music, è meglio che continuate a stare alla larga da bands come gli HateBreed. Ma se siete amanti delle sonorità heavy con un'attitudine più che sincera e dove non è necessario l'uso del cervello ma del pugno, della volontà e dell'uccello, sapete a chi chiedere aiuto.

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