Gli Have a Nice Life sono un duo che cresce a New York. Questa mi sembra la cosa più essenziale senza dilungarci troppo nei fattori genetici.
Molti li hanno paragonati ai nuovi joy division, alla rinascita, rispolverata, vedete voi, del gothic che ha fatto vibrare la scena musicale mondiale ma quest'opzione la leggo un pò troppo semplicista, seppure d'alto intento. Credo però che in questo caso siamo andati oltre, credendo nella teoria evoluzionista e figlia dei propri anni della Musica, quella con la M maiuscola.
La malinconia di sonorità che hanno creato qualcosa d'irripetibile, che ha dato un nome comunitario a gruppi come joy division, sisters of mercy, lycia, siouxie, cure, my bloody valentine, dead can dance, cristhian death, new order e potremmo continuare almeno altri tre minuti di battitura, spesso fa nascere punti di vista opinabili, non necessariamente errati. Eppure ritengo che le pietre miliari si dovrebbero lasciare in pace a vivere il loro tempo, limitarsi quantomeno a portarseli dietro coscienti del fatto che nessuno li toglierà da lì, senza necessariamente andarli a cercare nelle altrui note e lo dico perchè sono di quelle che ricerca ostinatamente quei suoni lì.
Con gli Have a Nice Life e l'opera prima "Deathconsciousness" ci troviamo di fronte ad un esperimento di pura perfezione, un concept album che nasce dalla stessa malinconia di cui sopra e che la lavora, la modifica nella composizione, ma se la porta dietro come pura affezione, come puro amore, quasi fosse un fattore genetico imprescindibile.
Come non innamorarsene solo per questo.
Appurato il sostrato degno delle migliori lodi, gli have a nice life compiono uno studio approfondito dei suoni, riempiendoli con voce "coreggiante" che potrebbe ricordare i gelidi e morbidi sigur ros, come i più violenti mogway o Mum. Solo questi due elementi portano ad una fusione letale che può essere solo ascoltata per essere capita.
"Parlare di musica è come ballare di architettura", e in questo caso Frank Zappa non si sbagliava di una virgola.
"Deathconsciouness" ti fa rimanere a bocca aperta come davanti un concerto di archi perfetti, ti lascia col fiato sospeso dentro una cattedrale gotica in compagnia di tutte le pietre miliari di cui sopra. Un lavoro che non lascia spazio a sbavature, intro impeccabili, lenti, ripetitivi, sinuosi che crescono fino a quasi scoppiare, ma che invece di scoppiare si arrischino di suoni e cori impercettibili.
Il risultato è un limbo ispiratissimo, continuo, pregno. La perfezione quasi Toolliana con cui l'album viene alla luce ricorda a tratti i picchi più alti dei Nine Inch Nails, nonostante non abbiano rinunciato all' essenzialità minimalista del vecchio goth, ce lo fanno respirare con arguzia e maestria quasi a volerci tenere buoni per emergere tra i suoni.
Proprio quando ci siamo messi l'anima in pace sempre nella stessa cattedrale gotica, assieme ai nostri amici, che sul finire del primo cd e il cambio di scena col secondo che i nostri amici iniziano ad animarsi, come zombie e ritroviamo le stesse atmosfere martellanti, grezze, epiche dei sisters of mercy, le chitarre scordate dei joy division, contornate di elettroniche tendenze che non danneggiano l'ambiente, la voracità del dark punk (ossimoro che con le dovute precauzioni rende) delle prime ipnosi. Il coro di stampo islandese si trasforma in nella voce profonda, Cavernosa di Nick che fa una partita a scacchi con la morte in compagnia di Eldritch. Il crescendo confuso e letale che accompagna "Waiting for Black Metal Record" ad "I Don't Love", dimenandosi tra suoni più acidi e corrosivi e ballate che sanno di liturgie rievocate non stona e non pecca, rievocando fantasmi che sanno di Suicide.
Gli zombie con "I Don't Love" tornano a sedersi, tra le nebbie della stessa cattedrale. L'epilogo si avvicina trionfante e forse esausto, e tira le corde tornando alla weltashaung di questo disco pieno di padri e figli urlanti suggellati da "The Future". "Earthmover" è il saluto religioso e sfrontato che ti tiene incollato nella cattedrale di "Deathconsciouness" per undici minuti pieni di ogni registro ben assortito, brillante è l'occhietto ai 65dos, alle cavalcate apocalittiche. Undici minuti è il tempo esatto per un saluto di questa portata.
Have a nice life, sembrerebbe un augurio dei Righeira, ma basta ascoltarlo tutto intero per capire che stanno bleffando alla grande.
Possiamo continuare a trovare similitudini, ma mi limiterei ad ascoltarlo e a tenerlo buono finchè qualcuno, fra un pò di anni non gli darà un nome racchiudendolo in qualche genere, o per trovarne un altro.
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