Per me si va nella città dolente,
Per me si va nell'eterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.
Giustizia mosse il mio alto fattore;
fecemi la divina podestate,
la somma sapienza e'l primo amore.
Dinanzi a me non furono cose create
se non etterne, e io etterno duro.
Lasciate ogni speranza , voi ch'intrate.
Immaginate la vostra vita scorrere tranquilla, bella casa, bel lavoro, nessun problema con l'alcool, moglie e figli usciti da una pubblicità della Mulino Bianco.
Immaginate di vivere in uno stato di ributtante serenità.
Immaginate che questa serenità venga compromessa dai colpi di un basso distorto. Inizia il viaggio...
Se un death trip finisce nel momento in cui muoriamo, qui siamo oltre al death trip, in un'improbabile oltretomba cosparso di nembi color indaco e luoghi tetri, cupi, seguiti dal suono di una drum machine lenta, incessante, inesorabile così come la morte.
La sensazione che si ha alla fine di ogni traccia è proprio quella della caduta, del vuoto, della solitudine, tentando di aggrapparsi ad una voce che però sembra sempre troppo lontana e inafferrabile, ma in un certo qual modo rassicurante. A ogni brano equivale una nuova esperienza mistica , con la stessa voce lontana che ci guida nei meandri più oscuri di un luogo imprecisato all'interno della nostra scatola cranica, in un lungo coma senza lieto fine.
Inizia così la carriera degli Have A Nice Life, nell' appena passato 2008. Un doppio concept album in cui, il duo del Connecticut, fonde sonorità cupe tra il gothic e l'industrial, con sonorità eteree in stile My Bloody Valentine. Un concept album che, a detta loro, avrebbe come tema principale quello della spiritualità della morte e allega un booklet da 75 pagine scritto appositamente da un professore universitario. Secondo me un must have della musica contemporanea.
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