Sei anni fa, l'inaspettato botto con l'esordio trasformatosi in culto underground "Deathconsciousness" (quello con "La morte di Marat" del pittore neoclassicista Jacques-Louis David in copertina). Un disco non perfetto, ma che fece diventare Dan Barrett e Tim Macuga, due ragazzi del Connecticut una delle band più chiacchierate di quell'anno. Gli Have A Nice Life.
Solo lo scorso autunno si sono rifatti vivi per annunciare il ritorno sulle scene. Un ritorno che è un vero assalto sonoro e che ripercorre gli ultimi trent'anni di musica. "The Unnatural World", nuovissimo e atteso secondo lavoro della band, ha alzato il livello della musica degli Have A Nice Life di parecchie spanne.
Basta ascoltare la tellurica "Defenestration Song" per capire che i due musicisti americani non scherzano affatto. Il basso prepotente irrompe e crea un vortice sonoro che mescola il post-punk plumbeo dei Joy Division, l'industrial ipnotica dei Nine Inch Nails e la zombesca no-wave degli Swans. Una letale danza macabra nella lugubre discoteca dell'inferno.
Infestata dallo spettro di Ian Curtis, "Burial Society" scorre lenta tra fiumi di catrame e pioggia acida. Una tastiera in sottofondo che starebbe bene nella più nera canzone dei Massive Attack, un cantato urlato che però arriva alle nostre orecchie lontano e ovattato, come se fosse la voce di un marcescente cadavere sotterrato e in cerca di redenzione.
E se il tappeto di droni penetranti e insistenti di "Music Will Untune The Sky" ci fanno quasi sperare in un momento meno oscuro e più ambient, la successiva "Cropsey" torna ad inquietarci. La voce di Dan Barrett (fondatore e vocalist della band) appare circondata da echi cavernosi e nevrotiche bordate di elettronica gotica. Sembra quasi di ascoltare una versione malefica dei Cure, un brano che potrebbe essere inserito in mezzo alla tracklist di Disintegration senza sfigurare.
Nei tre minuti scarsi di "Unholy Life" vorresti che il tempo si fermasse per sempre. Ascoltare questo brano significa essere travolti da un vortice di emozioni di rara intensità. Il noise degli Sonic Youth e lo shoegaze dei My Bloody Valentine sono moltiplicati e sovrapposti strato su strato, centrifugati e poi sparati a mille. Immerso nel buio di una notte invernale come questa, il brano in loop, sento ogni sinapsi del mio cervello estasiata e ipnotizzata dalla bellezza rocciosa di questo pezzo.
Il viaggio nel mondo innaturale degli Have A Nice Life si conclude con "Emptiness Will Eat The Witch", nove minuti di catarsi. Nove minuti in cui l'atmosfera si fa più rarefatta e spirituale grazie all'organo che sussurra in sottofondo e la chitarra appena sfiorata. Un finale che non devasta e non fa male con inaudita violenza, ma che entra nelle ossa con la sua oscurità placida e la sua tremolante speranzosità.
Dopo l'ottimo esordio del 2008 gli americani Have A Nice Life sono tornati più sicuri, più pronti, più potenti. The Unnatural World screma ciò che era di troppo nel primo album, raffina il suono portandolo a lambire la perfezione. Un album che sarò difficile dimenticare e che entrerà di diritto nei piccoli grandi cult di questo decennio mortalmente oscuro e innaturale.
Carico i commenti... con calma