Cosa rende grande un film d'animazione?

La scuola occidentale conferma che l'equazione "ottima realizzazione tecnica" + "contenuti divertenti/toccanti" danno quasi sempre ottimi risultati di critica e di pubblico. E lauti incassi. E bambini felici che si gettano sul merchandising.

La scuola orientale invece propone da sempre più di un approccio: c'è chi fa della realizzazione tecnica il proprio cavallo di battaglia, magari stabilendo nuovi standard per gli anni a venire. E poi c'è chi unitamente ad una buona realizzazione tecnica propone anche un prodotto di notevole profondità, tale da far riflettere lo spettatore. Non c'è la pretesa di sbancare tutti i box-office, anzi il grosso delle produzioni non esce nemmeno dal Giappone. Lo Studio Ghibli, cui fa capo il sommo Walt Disney nipponico, abbraccia appunto quest'ultima filosofia.

Mononoke-hime ci porta in un tempo immaginario, in cui uomini e antichi Dei propri della cultura giapponese, coesistono e combattono. Il protagonista della storia, il giovane Ashitaka, viene messo di fronte al proprio destino: infettato da un dio divenuto demone, acquisisce parte della forza di quest'ultimo, ma sa che la piaga che lo ha colpito lo consumerà fino alla morte. Con un karma tutt'altro che esaltante, il giovane si mette in viaggio alla ricerca di una cura. Un viaggio che lo porterà a fare conoscenza con alcune delle più comuni metafore del lato oscuro e del lato buono dell'animo umano. Un'umanità che da un lato sfrutta e piega la natura al proprio volere, che si ritiene in diritto di saccheggiare il mondo e in dovere di dimostrare la propria supremazia su qualsiasi altra forma di vita. Persino sugli Dei. E dall'altra, un'umanità che combatte al fianco degli Dei e della natura stessa una battaglia che dura da sempre, ma che stanno perdendo. Ashitaka si ritroverà ovviamente in mezzo allo scontro, e l'incontro con San si rivelerà cruciale per l'evolversi del conflitto.

A metà tra una fiaba ecologica e un film di guerra a sfondo fantasy, Mononoke-hime tralascia alcuni dei temi tipici di Miyazaki (su tutti, l'infanzia e il volo) e focalizza l'attenzione sull'ambizione dell'uomo, sulla vulnerabilità della natura e sulla precarietà degli equilibri di vita. La critica all'industria poi, ha un che di tolkeniano nemmeno troppo velato.

I personaggi sono caratterizzati in maniera stupefacente per un film d'animazione, le personalità sono complesse e difficilmente incasellabili fino alla fine del film; la trama stessa è leggermente più complessa del solito, lasciando inequivocabilmente intendere come questa volta il target sia decisamente più maturo. Tali scelte (in netta controtendenza con le abitudini dello studio) non stupiscono quando scopriamo che Mononoke-hime rischiò di essere veramente l'ultimo film di Miyazaki. La lavorazione fu estremamente faticosa, e la maniacale cura per il dettaglio lo portò a realizzare da solo, a mano, quasi metà delle animazioni del film. Stremato, il maestro venne però ricompensato dall'incredibile successo in patria (è verosimile che i giapponesi a non aver visto questo film siano davvero pochi) e dall'attenzione che riuscì ad attirare all'estero.

L'intera filmografia del maestro è costellata di capolavori, e si può affermare che dalla creazione dei Ghibli in poi non ci sia mai stata una sola nota stonata. Questo incredibile film rapprensenta senza dubbio il picco della sua carriera, e se volete la mia, dell'animazione in generale. Certo, tecnicamente c'è sempre di meglio, ma questo film d'animazione ha qualcosa che tutta l'arte e il talento di Disney e Pixar ancora non ha proposto: questo film ha un'anima, una personalità, e soprattutto, qualcosa da dire.

 

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