Quando voglio ascoltare qualche cosa di buono, voglio dire: quando voglio andare a colpo sicuro, mi vado sempre a ricercare ogni disco pubblicato dalla 'Beyond Beyond Is Beyond Records', un'etichetta di Brooklyn che a mio parere non sbaglia mai un colpo. Di loro, Clash Magazine ha scritto, 'L'etichetta di Brooklyn sta rapidamente costruendo quella che si può definire una reputazione internazionale. L'imprint tipico delle band che compongono il roster dell'etichetta è piena di sognatori, vagabondi, perdenti e gente che cerca di farcela, in ogni caso tutte persone che vivono ai margini della società e che cercano di combatterla adoperando chitarre, batteria, voci e energia elettrica.'
Una descrizione che considero fantastica e che mi fa venire voglia di chiudere qui questa recensione, senza neppure proseguire nel dire qualche cosa su questo disco, tanto è stata precisa e calzante la descrizione dei contenuti dei lavori di questa etichetta e di conseguenza anche di questo ultimo lavoro degli Heaters. Un'etichetta che comunque, per quanto costituisca ancora una piccola realtà, negli ultimi anni ha pubblicato, tanto per dire, i Myrrors, i Jefferttitti's Nile, le band giapponese Sundays & Cybele e i Kikagaku Moyo. Oltre che ovviamente gli Heaters, un trio di psycho-surf rock che ho scoperto lo scorso anno dopo aver ascoltato il loro primo LP, 'Holy Water Pool', che mi aveva immediatamente colpito per come fosse un disco subito di impatto, un power-pop che voglio descrivere come 'fresco e pulito', e a causa di un certo approccio cosmico alla materia psichedelica.
Il nuovo album, l'ultimo, 'Baptistina', è uscito lo scorso agosto e appare da subito un lavoro molto particolare e interessante. Già a partire dalla immagine raffigurata in copertina, che mescola elementi e una simbologia tipica della psichedelia e del rock anni settanta con una certa cultura dark e 'fumetto' degli anni ottanta e il solito rimando agli scheletri e al 'the world of death' divenuto oramai un must dopo il boom di qualche anno fa dei Dead Skeletons. In pratica, comunque, abbiamo questa specie di mondo alla rovescia e dove su di una gigantesca luna rovesciata, siede quello che potrebbe essere un papero gigante oppure una specie di sfinge, mentre uno scheletro sprofonda a testa in giù verso l'alto dentro un mare in tempesta fatto di lana elettrificata. Insomma, wow!
Chiaramente poi tutto quello che ho detto su 'Holy Water Pool', vale anche per il sound di 'Baptistina', tranne per il fatto che in questo nuovo LP, la band, proveniente da Grand Rapids, nel grande stato del Michigan, quello lì di Robert Redford, mostra una nuova maturità e migliorie significative nel suono e proprio nella scrittura delle canzoni. Qualcuno ha voluto paragonarli ai Flying Saucer Attack, una band che considero gigantesca, e un paragone che ci può stare sotto certi versi anche se gli Heaters sono sicuramente più 'pop' e qualche volta anche 'surf' (vedi 'Mango', 'Elephant Turner') e di facile ascolto rispetto alla band fondata da David Pearce. D'altra parte è innegabile che ci siano comunque momenti molto cosmici e sperimentali in questo disco, 'Dali' per esempio è sicuramente una space-song nello stile di quella grande e fondamentale band di Bristol che furono i Flying Saucer Attack.
Quello che ci tengo a sottolineare principalmente sul suono di questo disco è l'effetto ipnotico che deriva dall'ascolto e il surrealismo che permane nella maggioranza delle canzoni. 'Centennial', 'Ara Pacis', gli otto minuti di 'Garder Eater' sono canzoni psichedeliche con un sapore tipicamente garage che del resto sin dalle origini è stato e rimane un elemento tipico di questa band a dispetto di qualsiasi possibile sperimentalismo e rivoluzioni. Piccoli ritratti vibranti e elettrici di una realtà sfocata e che è impossibile da afferrare e toccare con le mani, come se questa ci girasse attorno come un vortice e noi siamo nel mezzo e vediamo tutto che ci gira intorno a una velocità appunto 'inafferrabile'.
Il disco si conclude con tre tracce che si diversificano in qualche modo poi dai contenuti principali del disco. 'Voyager' e 'Turkish Gold' sono entrambe parti di una soundtrack ideale di quello che si possa definire uno stato meditativo virtuale e che culmina con una ascensione ideale che viene accompagnata da un crescente e coinvolgente suono di organo elettrico. Infine, 'Seafoam', una tipica canzone rock and roll garage, un ultimo shock prima della fine di questa esperienza.
Probabilmente può sembrare che ci sia troppa carne a cuocere in questo disco e che questo sia composto da troppi elementi e forse ifferenti tra loro, ma se gli concederete un ascolto, cosa che suggerisco vivamente, si potrà notare che le cose non sono così semplici come potrebbero apparire. È del resto difficile bene descrivere ciò che è così rarefatto e visionario, forte e deciso nelle tonalità e allo stesso tempo così complicato perché sperimentale e specialmente surreale. Citando il pittore e artista spagnolo Joan Mirò, 'Sento il bisogno di raggiungere la massima intensità e con il minimo dei mezzi e delle rappresentazioni che posso creare. È stato questo che mi ha portato alla fine di un lungo processo a dare alla mia pittura un carattere di vera nudità.'
Allora spogliamoci tutti, liberiamoci idealmente di tutto ciò che ci ricopre e ci nasconde e gettiamoci tutti assieme nel vortice dell'uragano.
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