Se c'è un simbolo degli anni 80 più frivoli, patinati e televisivi, il primo che mi viene alla mente è quello di Heather Parisi, pioniera dell nuova era. In quegli anni viene coniato il neologismo neotelevisione, in contrapposizione a quella dei superati anni 60 e 70, (praticamente da Mike Bongiorno alla Parisi). E cambia tutto, si affaccia una nuova Italia all'alba degli anni del riflusso. La parisi è stata proprio il volto giusto per simboleggiare la nuova epoca nascente: bella presenza e predisposizione al ballo, il primo di tanti modelli prodotti e riprodotti dalla tv.
Heather Parisi nasce ad Hollywood negli Stati Uniti nel 1960, con nonni italiani. Il caso vuole che trovandosi nel bel Paese per le vacanze viene scovata e subito dopo portata in auge dall'inossidabile Pippo Baudo. Diventa la diva del sabato sera, con record di share. Il suo programma di più successo è Fantastico, uno dei cult degli 80. Comunque la Heather riesce pure a ben figurare nel film "Grandi Magazzini", bella più che mai.
Le sue canzoni sono principalmente le musiche dei vari programmi, canzoni da poco conto, dance e ritmo, tutto incantato dalle luci colorate della nuova civiltà televisiva. Ma adesso ricordano il tempo andato, i giorni che furono. Questa la valenza di canzoni come "Cicale", "Disco bambolina", "Radiostelle", anche se quest'ultima mi suona un poco meno allegra, non so, avverto qualcosa di diverso dalle altre, per questo resta la mia preferita. Un tramonto sulla spiaggia, quando si chiudono gli ombrelloni e ci si prepara per la sera. Questo sono per me queste canzoni.
Ripeto, trattasi di semplici e banali canzoncine, proprio nel decennio in cui Battiato usciva con album bellissimi e band come Litfiba e Diaframma nascevano. Ma questa è un altra cosa, la Parisi è IL simbolo della trasformazione avvenuta in Italia, non considerarla significa non considerare tutto quel decennio, le serate davanti alla tv con la famiglia, le prime televisioni a colori e forse pure i sabato sera in attesa delle partite da seguire alla radio con la schedina, prima dei gol di novantesimo minuto.
Ma il bello viene proprio ora (io essendo nato proprio nel periodo quando lei spopolava, non ho potuto vederla), perchè ho un tarlo: penso a quanti ragazzi cresciuti vedendola, oggi sognano di incontrarla, di stringerle la mano, chissà quanti l'hanno addirittura presa per icona della loro gioventù. Io se avessi vissuto quel periodo, sicuramente sarei stato un suo tifoso, e parlarle mi avrebbe procurato un emozione forte. Poi oggi, quando tutto è finito, che accentua ancora di più un sorriso beffardo. Ma se avessi avuta questa possibilià le avrei offerto un caffè e regalato delle rose.
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