LA CALMA PRIMA DELLA TEMPESTA.

Sospesi nel tempo, a guardare l'alba boreale a 40° sotto zero.
Questa è l'impressione che si ha ascoltando questo "vecchio" disco (già recensito per altro da Hal, mannacc... e va beh, certe emozioni non hanno mica la data di scadenza, no?).
Quindi alle note tecniche e descrittive di Hal, non mi resta che ripescare e integrare la recensione con note personali "emotive" che l'ascolto di questo disco mi dette nel lontano '93.
Fu come un tuffo nell'acqua ghiacciata di un lago polare, ascoltare queste 11 tracce tra l'ambient, la trance, il downtempo e lo sperimentale, diverse tra loro per lo spirito e le diverse interpreti più o meno famose (Björk, Suzanne Vega, John Cale, Siouxsie, tanto per citare le più famose...). Voci ripescate o perlopiù scoperte nei 4 angoli angoli del pianeta come a sottolineare una sottile linea rossa che legava il progetto del nostro musicista algerino: una musica "senza confini" con forti richiami alla meditazione, al senso di pace e fratellanza tra i popoli, all'integrazione globale etc.
Insomma, già allora certi brani mi fecero rizzare i peletti delle braccia di qualche millimetro e, riascoltandoli oggi, questi peletti, ormai in parte bianchi, rifanno lo stesso percorso come a rimarcare la giovinezza eterna che certe emozioni hanno il privilegio di farci sentire.

Disco di gran classe che ispira un'apparente pace profonda e, al tempo stesso, un'inquietudine sommessa e strisciante, fatta di sospiri, battiti, rumori di gabbiani, lampi di tuoni lontani, come a presagire qualcosa ben oltre la calma apparente che sovrasta il disco. Come a suggerire un "carpe diem" che del diman non v'è certezza. Quasi un capolavoro.

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