Hector Zazou è un ambizioso musicista, produttore e compositore.
Da almeno un ventennio porta avanti esperimenti di fusione fra jazz, blues, world-music ed elettronica.
Questo disco è un omaggio al "poeta maledetto" Rimbaud, i testi non sono altro che sue poesie.
Per l'occasione Zazou chiama fra gli altri Sylvian, Gerrard, Perry, Sakamoto e Cale. Il risultato è assolutamente affascinante.
A parte la prima traccia, un pezzo forse un po' troppo dance, nel quale Zazou usa la voce del sempre autoironico Depardieu il resto del disco è estremamente suadente. Sembra di essere catapultati in un fumoso e buio locale dove i musicisti suonano stancamente malinconici davanti ad un pubblico annoiato.
Ogni tanto parte un assolo di piano o tromba che si fonde con una malinconica voce femminile gettandoci nel torpore come in "Ophèlie" oppure si fanno strada le percussioni e la chitarra acustica che ci risvegliano ed arricchiscono l'interpretazione della meravigliosa voce di Khaled in "Amdyaz".
Il tutto è condito dall'istrionico Zazou che armeggia sotto con le sue diavolerie elettroniche riscaldando l'atmosfera invece di raffreddarla.
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