Rimbaud
Avvento della giovinezza
Immagine perfetta
Sensazione perfetta
(Massimo volume Il primo dio)
Una cosa è certa: quando ci si prende la briga di musicare i versi di un grande poeta si corre un bel rischio. Niente è infatti più facile che rovinare un capolavoro.
Se poi il poeta, oltre che grande, è addirittura leggendario, apriti cielo.
Se poi, oltre che grande e leggendario, è pure di quelli che conta milioni di esegesi e note a margine, la cosa si complica ancor di più.
Insomma, caro il mio signor Zazou, io me li immagino i milioni di rimbaldiani, rimbaldologi, rimbaldisti alla tua porta. E immagino tutti quei "chi cazzo sei, come ti sei permesso?"
E sai perchè me li immagino? Perchè sono un rimbaldiano, rimbaldologo, rimbaldista anch'io...E quindi anch’io mi attacco al batacchio della tua porta,
La prima cosa che devo dirti è questa: non bastava il fanciullo Arturo come carico da undici? C'era bisogno di convocare tutta quella gente, tipo John Cale, tipo David Sylvian, tipo i Dead can dance, tipo Bill Laswell? Non lo sai che il troppo stroppia? Non lo sai che non serve giocare con cinque numeri dieci? E che in sto modo persino il Chievo ti infila in contropiede?
Insomma già ti prendi il più grande poeta di tutti i tempi e poi, non contento, convochi tutta quella bella gente? Non sai che l'Argentina il mondiale non lo vince mai, non sai che con carte del genere, se ti fai fottere l'ultima presa a tressette, fai una figura che ride tutto il bar?
Ma fosse solo questo...
Il peggio è che tutte le caselline sono al posto giusto.
E quindi, per gli anni africani, ecco i suoni etnici... e, per la poesia visionaria, ecco una specie di sfiatata lounge d’avanguardia.
Tutto bene,certo. Solo che, appunto, non c'è una sola nota fuori posto e non una fottuta cosa che non si bei della propria cazzo di eleganza. E questo è un problema.
Perché Rimbaud era sempre fuori posto e dell'eleganza se ne fotteva.
Ed era sprezzante,era maleducato. Al punto che nel suo periodo voyou (leggasi monellesco) l'avrei visto bene in un gruppo punk.
D’altronde non era forse lui a parlare di veneri con orribili piaghe al culo, non paragonava forse i i sogni allo sterco delle piccionaie, non erano forse i suoi gigli dei magnifici clisteri d'estasi e le sue viole scaracchi di nere ninfe? Per non dire dei burocrati,dei preti, dei borghesucci visti come orribili e repellenti escrescenze subumane.
E nel periodo Voyant (leggasi veggente) non sarebbe stato un fantastico front man psichedelico?
Ve lo ricordate, vero, quando vedeva INDISCUTIBILMENTE una moschea al posto di un'officina e un salotto in fondo a un lago? O quando cercava di ritrovare l’innocenza delle cose e del linguaggio?
E nel periodo canzoncina (leggasi proprio canzoncina), quando con ritornelli insulsi e ritmi ingenui annotava l'inesprimibile e fissava vertigini, non era forse in preda a una specie di sghemba e tremolante grazia barrettiana ante litteram?
E comunque caro signor Zazou, stiam parlando del fidanzato cosmico della zia Patti... di un tale che sussurrava all’orecchio di mister tamburino...
E una sua poesia l’ha musicata pure, in uno strano disco cinese, una certa miss Pravo.
Ma ok, ora la smetto con le mie fisime da rimbaldologo, rimbaldiano, rimbaldista...che se anche nel tuo disco ogni tanto ci si rompe le palle, un po’ di numeri favolosi ci sono....
E quando dico favolosi, intendo proprio favolosi...
"Lines", per esempio, una malinconica lounge quasi 4AD che alterna magia e dissonanza.
E "Sahara blu", ballata accompagnata da percussioni ipnotiche con interferenze radio e intermezzi d'acustica insinuante.
Son brani magnifici, segnati dalla voce dolcissima e sospesa di Barbara Cogan, che riesce, non strafando e appoggiandosi lieve, nella non facile impresa di essere all'altezza della potenza inconscia delle immagini.
E quando nel finale di "Lines" l'ultima visione muore in un appena appena di cacofonia...quando in "Sahara blu" tutta la bellezza si riassume nel verso "it is all too beautiful", ti immagini lo stesso Rimbaud che dice: “ci siamo, ci siamo cazzo!!!”
E si, ci siamo, ci siamo davvero, anche se non è punk, anche se non è psichedelia, anche se non è Barrett....
Poi che dire di "Amdyaz"?
Cantata in arabo, gli accordi iniziali che sembrano quelli di "Bela Lugosi" dei Bauhaus (?) e si trasformano ben presto in una ammaliante ballata mediorientale, sorretta da una acustica che si carica, via via, di suoni argentini e strani sonagli
La voce austera di Malka Spiegel e quella saltabeccante e ritmica di Khaled fan pensare a una dea e a uno spiritello che le danza intorno L'incongrua e stridente elettrica che compare nel finale è poi un autentico colpo di genio.
Che, alla faccia delle teste di cazzo, elettrica e medio oriente son proprio una bella coppia.
Poi, sorpresa delle sorprese, c'è il signor John Cale che fa il fine dicitore E, sia in “First evening”, sia iin “Hungers” (tutta minime variazioni la prima ed eccellente delirio la seconda), la voce declamante dell'ex Velvet rende al meglio il tono allucinato del grande poeta francese.
Resta da dire che i Dead can dance in "Youth" e "Black stream" fanno i Dead can dance, il che basta e avanza. E specialmente “Youth”, con quel suo impercettibile passare (in un attimo appena) dall’assoluto al selvaggio, che prima è tutta evocazione e mistero e poi tutta tamburi e canto sguaiato, rimane nella memoria.
Tutto il resto è noia.
Anche se, non fosse altro per il piacere di rintracciare i versi di Rimbaud, qualche volta il disco me l’ascolto dall’inizio alla fine. Ma il meglio è selezionare i sette brani che vi ho malamente descritto e, random, ascoltarli per ore.
Ah, non so dirvi quanti pomeriggi dei novanta ho passato così...
Grazie signor Zazou...
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