Attenzione: se siete allergici a parole come "fuck", "bitch" o "pussy", l'ascolto di questo disco è assolutamente sconsigliato. Se siete invece giovani incazzati ma anche (e soprattutto) bisognosi di eccitazione e divertimento, il consiglio è di non perdere tempo e alzare lo stereo a palla sulle note di "Broke".
Autori di uno dei più ispirati lavori nu-metal di sempre sono i californiani (H?d) P.E. che nel 2000 furono capaci come pochi altri a mettere in contatto due mondi all'apparenza molto lontani: quello dell'hip hop e dell'hard rock. Nonostante uno stile unico e una discografia che regalerà parecchie altre prove di alto livello, non riusciranno mai a raggiungere vette di popolarità paragonabili ai colleghi di reparto Korn, Slipknot e Limp Bizkit. Colpa soprattutto dei versi politicamente scorretti ed espliciti in materia di sesso concepiti dal frontman ubriaco di Jack Daniel's e di fica, Jahred "M.C.U.D." Shane. Una condotta di vita, la sua, che è messa in evidenza fin dai primissimi versi di "Killing Time", traccia che apre il disco:
"Baby, I am a survivor
Baby, I'm on fire
Baby, I'm bout to creep up inside ya
Getting high all day, drinking whiskey all night
Flipping of the police when them tricks pass by
I'm that fool next door, always late with his rent
I'm that loser on the couch, watching Springer and getting head
Dreaming about a better time, better place, better life
Looking for that quick fix, and tweeking all night"
Più chiaro di così si muore. Ad officiare il matrimonio tra i due stili musicali ci pensano le chitarre abrasive di Weestyle, sposandosi alla perfezione con il rappato che erompe senza ritegno dall'ugola scartavetrata di Jahred. Immaginatevi ora un incrocio tra Ludacris e "sua maestà" Iggy Pop. Non so se rendo l'idea, ma in sintesi è questo il cantante degli Hed: un'autentica forza della natura. In "Waiting to die" la strampalata vocalità di M.C.U.D. dimostra di sapersi destreggiare con molta abilità tra riff pesanti e immediati e soluzioni melodiche di più ampio respiro.
Capolavoro nel capolavoro è "Feel good" in cui il terremoto (hed) coinvolge "nientepopòdimenochè" Serj Tankian, vocalist dei System of a Down. Il suo canto a metà strada fra inno epico e delirio si inventa sfondi tesi, inquietanti e maestosi che fanno da ponte di comunicazione tra l'universo hip hop e quello del rock duro e lesivo. Le liriche riprendono i riferimenti sulla fine del mondo già accennati nel primo pezzo con una strofa interamente dedicata alla profezia Maya del 2012. Metafora usata qui, ancora una volta, per sottolineare il menefreghismo e l'interesse assoluto verso se stessi dinnanzi a un mondo che d'altra parte sta lentamente morendo.
"The sky is falling, I don't care
(I just want to feel good)
Her train's leaving, she don't care
(She just wants to feel good)
The World is dying, we don't care
(We just want to feel good)
It's all over, we don't care
(We just want to feel good)"
Immagini dense di significato e di potere figurativo si susseguono senza sosta e arrivano dritte alla coscienza dell'ascoltatore. Una fra le più significative è senza quella di Satana che se la ride, si fa un nuova collana di platino, il Rolex e la Benz mentre un'altra mamma ogni giorno piange per il suo bambino.
"No- we can't compromise like that
No- we can't conform like that
I'm saying fuck you and fuck the norm like that
Revolt and transform like that
Make a difference
Have a motherfuckin impact" - canta Jahred mentre nel suo DNA si avvertono cromosomi affini a quelli dei Rage Against The Machine.
All'insegna del divertimento e delle allusioni sessuali più o meno esplicite è invece "Bartender", quarto episodio dell'album. La collisione tra i due generi musicali è in questo caso suprema e tocca il suo zenit in un outro esplosivo in cui hip hop e hard rock scopano finalmente senza preservativo.
Bastano questi quattro brani iniziali a portare a termine la missione degli (H?d) P.E.
Il resto è mancia. Dalle atmosfere malate di "Pac Bell" alle incursioni nel reggae di "Swan Dive". Dai richiami al del re dell'hip hop Notorius B.I.G. alle citazioni di "Welcome to the Jungle" dei Guns N' Roses . Dalla rudezza romantica di "Crazy Legs" all'invito ripetuto a fottere il sistema in "I Got You" Il tutto senza mai denunciare il benché minimo segno di cedimento in un'ora scarsa di musica-spettacolo.
Si arriva infine a "The Meadow", ultima traccia di cui, ormai schizofrenici, ci si aspetta soltanto la sbottata finale. Niente di niente. Arrivati a questo punto del disco, la prima volta che lo ascoltai, ero pronto come al solito a scatenare l'inferno nel salotto di casa mia (che se lo legge mia mamma mi uccide). Restai invece in piedi sul divano fermo come un baccalà. Sorprendentemente Jahred si concede una nota malinconica e veramente coinvolgente. Accompagnato da chitarra acustica e scansioni hip hop, il leader degli Hed si abbandona alle confessioni, ai rimpianti, e ai sentimenti sinceri per quella LEI che sembra così irraggiungibile, e senza la quale, immedesimandoci nelle sue parole, ci sentiamo delle nullità cosmiche ("if i had somewhere else to go, then i could be a star like you, special like you"). Si pul pensare come di una di quelle canzoni perfette da suonare chitarra e voce seduti sullo scoglio di una spiaggia deserta a fissare il cielo, mentre il viso di LEI che tanto ci fa bruciare i polmoni, si espande sullo sfondo di un tramonto d'estate. Certo, Jahred non è proprio il tipo con cui farei uscire mia sorella il sabato sera, ma cazzo, anche lui allora ha un cuore!
Che dire di più di questo "Broke"? Semplicemente un disco superbo da parte di un gruppo che per fortuna nostra (e sfortuna loro) non sarà mai "sporcato" dall'enorme successo commerciale di cui hanno beneficiato altri nomi noti del movimento nu-metal.
E' veramente un sacrilegio per tutti gli amanti del genere non possederlo e custodirlo molto, ma molto gelosamente.
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