Autore di una trentina di lavori di teatro musicale, Heiner Goebbels (classe 1952) ha fatto dell'eclettismo la caratteristica principale del suo stile musicale. "Der Mann im Fahrstuhl / The Man in the Elevator" del 1987 presenta in successione, per 43 minuti di durata, una serie di pannelli ciascuno con una fisionomia ben precisa, che si caratterizzano come episodi autonomi all'interno di una struttura più ampia e complessa.
Di primo acchito sembrerebbe di trovarsi di fronte a un'opera di jazz elettrico con venature fusion. Assoli di sax, tromba, trombone non mancano in questo "concerto scenico", ma si trovano anche un paio di episodi di canto popolare brasiliano; in altri prevale l'elettronica o sonorità acide di chitarra elettrica che ricordano le visioni allucinate di John Zorn.
Tre voci recitanti, in tedesco e inglese, attraversano il tessuto musicale per raccontare la storia su cui poggia il lavoro: una panoramica sui pensieri e i timori di un impiegato richiamato all'improvviso nell'ufficio del capo, verso cui si avvia da solo chiuso in un ascensore.
Uscito in cd per la ECM, la registrazione comprende un cast stellare composto tra gli altri da Fred Frith alla chitarra, Don Cherry alla tromba, Arto Lindsay alla voce, lo stesso Goebbels al pianoforte e al synth. Storia e testo sono basati su un lavoro di Heiner Müller (1929-1995), il più importante drammaturgo di lingua tedesca dopo Brecht.
Da qualunque angolazione si guardi questo lavoro, esso rimarrà sempre difficile da inquadrare: venato di contemporanea, di jazz-rock, di sonorità etniche e alternative, "The Man in the Elevator" mescola nel calderone tecniche e stili musicali diversi, che finiscono col sovrapporsi e convivere in un denso amalgama. Sono presenti in abbondanza ritmo e varietà musicale: un uomo nell'ascensore, questo, che è l'ideale per ascoltatori curiosi.
Carico i commenti... con calma