Nella religione Cristiana, alla riflessione sulla morte è assegnato molto spesso un ruolo di primo piano: questo evento, secondo la Teologia Cristiana, è entrato nel Mondo per nostro volere, a causa del Peccato Originale, ed è stato dunque voluto direttamente dal Demonio. Ma esso è, al contempo, il mezzo per ricongiungersi al Signore. In Musica, la riflessione sulla morte è incarnata alla perfezione dalla grande tradizione delle Messe da Requiem. Esempi celeberrimi ce ne hanno offerti Mozart, Brahms, Verdi, Fauré, Berlioz e, nel XX secolo, Britten e Ligeti. Tuttavia, la tradizione di musicare Messe in onore dei defunti inizia già ai tempi dei polifonisti delle Franco-Fiamminghi: i primi Requiem polifonici sono quello di Du Fay (purtroppo perduto) e quello di Ockeghem.

Purtroppo poco conosciuti sono i due Requiem del compositore e violinista Boemo Heinrich Ignaz Franz Biber (1644-1704). Conosciuto in particolare per le 15 Sonate del Rosario per Violino solo, Biber è stato anche un grandissimo polifonista: la sua Missa Salisburgensis a 53 voci indipendenti è la Composizione contrappuntisticamente più articolata che sia stata composta prima del XX secolo. 

Tra le due Messe da Requiem (l'una in La maggiore, l'altra in Fa minore), si segnala in particolare la prima, composta nel 1690. Si tratta di un'Opera probabilmente unica nella storia della Musica Europea, ove alla morte, contrariamente a molti altri Requiem, è assegnato un ruolo quasi di traghettatrice di un'anima virtuosa verso la ricongiunzione col Signore. L'apertura dell'Opera è straordinaria nella sua modernità: una Marcia Funebre che si apre coi Timpani soli, in un'atmosfera di grandissima attesa per l'attacco del resto dell'Orchestra, e che sembra quasi voler mascherare la sua stessa tonalità, pare anticipare le Sinfonie di Bruckner, ove la tonalità viene tenuta "nascosta" per le prime battute, salvo poi affermarsi in modo deciso. Ed è proprio ciò che, con oltre duecento anni d'anticipo, avviene in questo meraviglioso Requiem: dopo alcune misure, le Trombe attaccano in un solenne La maggiore, accompagnando il defunto al cospetto del Signore per il giudizio finale. Ed è nel successivo Requiem Aeternam che il Boemo raggiunge il più elevato vertice espressivo dell'intera composizione: una preghiera assieme sommessa e convinta, una struggente richiesta di pietà per l'anima del defunto, espressa in particolare dalla ripetuta perorazione dei Soprano: "Et Lux Perpetua".

Di quest'autentica perla della Musica Sacra Europea ce ne ha offerta una bellissima interpretazione il virtuoso del Violoncello e della Viola da Gamba, nonché direttore d'Orchestra, Jordi Savall. A capo del Coro Capella Reial de Catalunya e degli strumentisti del Concert des Nations, il direttore Spagnolo riesce a mettere in evidenza tutte le corde della nostra Anima toccate da Biber, in un inno alla Vita dopo la Morte.

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