Troppe persone tendono a considerarlo il "Load" delle quattro zucche, solo perchè di gran cassa a manetta ce n'è ben poca, solo perchè per una volta Kiske non canta da castrato ma anzi, utilizza più registri, solo perchè effettivamente di metal ce n'è poco. Però le 12 tracce di questo album sono sicuramente le migliori dai tempi dei due "Keeper Of. . ". Ma andiamo con ordine: i quattro di Amburgo perdono Kai Hansen nel 1990, proprio nel momento migliore della band. La perdita del folletto causa problemi interni e difatti il successivo album "Pink Bubbles Go Ape" si rivela un mezzo flop. Ci vuole tempo per riordinare le idee. Probabilmente il gruppo sapendo di non poter fare meglio dei due "Keeper" (ora ancora di più dopo la dipartita di Hansen), decise all'unanimità di cambiare radicalmente direzione musicale. "Chameleon" esce nel 1993 e rappresenta il punto di rottura della storia della band. Non si tratta di un disco brutto, ma diverso. Non è solo metal, ma hard rock, con forti influenze pop, country e venature jazz. Un collage sonoro che può far storcere il naso ai puristi, ma che funziona.

Già ascoltando "When The Sinner" si sentono i cambiamenti (la canzone viene dopo l'opener "First Time", un brano invece tipicamente metal): si sentono le tastiere che emulano strumenti a fiato, la voce di Kiske viaggia in diversi registri e gli assolo di Michael Weikath si incastrano bene (lui in questo disco particolarmente ispirato, mai banale). C'è spazio per ballate acustiche, come la splendida "I Don't Wanna Cry No More". Le zucche osano, osano tanto, senza mai perdere la loro vena "happy". In "Crazy Cat" addirittura si tocca lo swing. Anche in questo episodio Kiske si mantiene carico di carisma e personalità, mentre in "Giants" si ritorna a sonorità più heavy. Da notare come fino a questo punto i quattro abbiano prodotto canzoni di forte impatto senza l'ausilio di tempi velocissimi. "Windmill" è una dolce ballata, con bellissimi intermezzi strumentali (forse a livello di produzione e strumentazione l'album è il migliore della discografia). Di nuovo in territori Hard Rock con "Revolution Now", brano un po' sottotono rispetto al resto, ma che si fa apprezzare in ogni caso. È la successiva "In The Night" che stravolge definitivamente il tutto, con il suo andamento country. Poi arriva LA canzone. Probabilmente il miglior brano del disco, ma forse è un parere troppo soggettivo. Si tratta della monumentale "Music", dall'andamento accattivante, con uno dei ritornelli più accattivanti. Di nuovo (e pesantemente) in territori pop, con "Step Out Of Hell". Ma passa in secondo piano quando arrivano le due track conclusive, scritte entrambe da Kiske: "I Believe" e "Longing". La prima procede lenta per tutta la sua lunga durata, forse è l'ultimo stralcio della proverbiale suite che invece imperava nei dischi precedenti. La seconda è proposta solo con chitarra e voce. Kiske è malinconico, il tutto viene arricchito da un'orchestrazione di fondo mai banale.

Il disco volge al termine, e con lui anche la prima parte della storia della band tedesca. Il pubblico metal non approvò il cambio di direzione. Quindi i quattro furono scaricati alla EMI, e i dissapori tra Kiske e Weikath culminarono con la dipartita di quest'ultimo. Al suo posto subentrerà Andi Deris, e per le zucche inizierà un periodo nuovo e certamente più prolifico, ancorato però in territori prettamente metal, anche se con uno sguardo sempre più avanti di altri.

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